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Torino, Zerocalcare: "Misure per ragazzi antifascisti sproporzionate"

02 settembre 2020 | 14.29
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‘Procura sembra avere accanimento verso chi esprime dissenso e nel nostro Paese si equiparano fascisti e antifascisti come se avessero lo stesso valore'

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"C’è una sproporzione e un’assurdità nelle misure richieste per i ragazzi di Torino. E visto che venerdì prossimo, il 4 settembre, c’è il riesame, vale la pena di parlarne al di fuori delle aule giudiziarie, poiché credo che nessuno possa pensare (anche chi dovesse pensare che quanto accaduto vada sanzionato) che il divieto di dimora a Torino per persone che ci vivono e ci lavorano possa avere alcun tipo di valore. Non far studiare dei ragazzi, non farli lavorare, non farli stare in famiglia è la cosa più disgregante che ci sia e non credo ci sia alcun vantaggio nel punire così le persone". Zerocalcare, all'anagrafe Michele Rech, spiega all’Adnkronos il suo punto di vista sul caso dei giovani antifascisti torinesi risalente al 13 febbraio scorso e approfondisce così il suo punto di vista, ritenendo sbagliate le misure richieste.

"A fronte di una giornata di tensione, generata dalle provocazioni dei neofascisti che sono andati a contestare l’iniziativa autorizzata (‘Fascismo Colonialismo e Foibe’, ndr) organizzata dall'Anpi (per approfondire la complessa questione storica, ndr) sono state richieste 31 misure – rimarca il fumettista – Misure che riguardano anche studenti e persone incensurate, che ora si trovano ai domiciliari o con l’obbligo di firma giornalieri o addirittura con il divieto di dimora a Torino. Cosa assurda - dice Zerocalcare - se consideriamo che si ratta di studenti molto giovani, nati e cresciuti a Torino, che abitano in famiglia e non si capisce ora dove debbano andare a vivere, persone che non hanno il reddito per risedere fuori dalla loro città, persone che potrebbero perdere il lavoro".

"A me sembra che la Procura torinese abbia un accanimento verso certe situazioni – sottolinea Zerocalcare – Si pensi Maria Edgarda Marcucci che, andata a combattere in Kurdistan contro l’Isis insieme alle combattenti curde, una volta tornata a Torino è stata sottoposta ad un regime di sorveglianza speciale molto rigido. Mi sembra, quindi, che in generale ci sia un grosso accanimento verso chi in qualche modo esprime dissenso in quella città". Quanto più in generale all’Italia, invece, per Zerocalcare il problema è un altro: "C’è un clima culturale in questo Paese che tende a equiparare fascisti e antifascisti come se tutti avessero la stessa dignità e peso storico. E non è così".

di Veronica Marino

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