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Torna all'antico splendore il Ritratto di Pier Luigi Farnese di Tiziano

11 marzo 2022 | 16.44
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Il dipinto che fa parte della raccolta del Museo di Capodimonte, è stato sottoposto a un attento restauro realizzato dall'Istituto Centrale per il Restauro di Roma e sostenuto da un esempio virtuoso di mecenatismo, inserito nel progetto 'Rivelazioni. Finance for Fine Arts' di Borsa Italiana, avviato dal Museo e Real Bosco di Capodimonte nel 2018

Torna all'antico splendore il Ritratto di Pier Luigi Farnese di Tiziano

Torna all'antico splendore il Ritratto di Pier Luigi Farnese in armatura di Tiziano. L'opera, che presentava condizioni di leggibilità compromesse da una notevole presenza di piccole lacune e abrasioni diffuse e dall’alterazione degli strati protettivi, colle e vernici, applicati nel restauro precedente, è stata presentata oggi presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, dal direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e dalla direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro Alessandra Marino. Il dipinto fa parte della prestigiosa raccolta farnesiana del Museo e Real Bosco di Capodimonte giunta a Napoli con l’ascesa al trono di Carlo di Borbone (1734), grazie al dono della collezione della madre Elisabetta Farnese, ed è stata restaurata dall'Istituto Centrale per il Restauro grazie a un esempio virtuoso di mecenatismo, inserito nel progetto 'Rivelazioni. Finance for Fine Arts' di Borsa Italiana, avviato dal Museo e Real Bosco di Capodimonte nel 2018. Grazie al meccanismo dell’art bonus, tre aziende campane (Tecno, Pasell e Graded), tutte inserite nel programma Elite di Borsa Italiana, per le imprese con alto potenziale di crescita, hanno potuto finanziare la campagna di indagini diagnostiche e il restauro.

Il Ritratto di Tiziano raffigura Pier Luigi Farnese (1503-1547), primogenito di Papa Paolo III, che si impone alla vista con autorità e forza, chiusa nella sua smagliante armatura del condottiero con la bandiera che richiama la carica di Gonfaloniere e generale dell’esercito pontificio, assegnatagli dal padre Papa Paolo III Farnese nel 1545, insieme con quella, prestigiosissima, di duca di Parma e Piacenza. Tiziano, ritrattista della famiglia Farnese, coglie Pier Luigi in un profilo di tre quarti. L’artista cattura gli effetti della luce che scintilla sull’armatura con inimitabile maestria. L’opera sarà in mostra, a partire dal 18 marzo prossimo presso il Complesso Monumentale della Pilotta a Parma nell’ambito della mostra “I Farnese. Architettura, Arte, Potere”, patrocinata dal Ministero della Cultura e inserita nei progetti di Parma Capitale italiana della Cultura 2020+21, esposizione a cui il Museo e Real Bosco di Capodimonte contribuisce in maniera rilevante con il prestito di un nucleo significativo di dipinti, armature e preziosi oggetti della Wunderkammer Farnese.

Il 30 luglio 2021 il Ritratto di Pier Luigi Farnese in armatura di Tiziano è stato esposto a Palazzo Barberini, sede del primo incontro dei Ministri della Cultura del G20 a Roma, nella sala dedicata all’Istituto Centrale del Restauro.

Tiziano probabilmente dipinse questa tela a Venezia intorno al 1546, dopo il suo ritorno da Roma su invito di Paolo III. Un probabile contatto tra Pier Luigi e Tiziano dovette avvenire in Emilia nel 1543, poiché il Duca non era presente a Roma durante il soggiorno di Tiziano nella Città Eterna. In questo dipinto, Tiziano dipinge Pier Luigi in un profilo di tre quarti, suggerendo quasi il passaggio dalla contemplazione all’azione, amplificato dal gesto della mano destra che afferra il bastone, simbolo del suo comando militare, mentre l’altra stringe nell’ombra il manico di un pugnale pronto ad essere afferrato. L’armatura indossata da Pierluigi Farnese, nel ritratto eseguito da Tiziano non è di rappresentanza, ma assimilabile alle tipiche armature d’uso militare dell’epoca.

L'opera era già stata sottoposta a un restauro nel 1957 presso l’Istituto Centrale del Restauro, all’epoca diretto da Cesare Brandi, nell’ambito della complessiva revisione conservativa dei capolavori del museo napoletano allorché Bruno Molajoli ne dispose il trasferimento nella reggia di Capodimonte. Il dipinto, che necessitava di un consolidamento degli strati pittorici, all’epoca venne foderato con colla di pasta e poi montato su un innovativo sistema di tensionamento, costituto da un telaio ligneo con espansione a molle, in fase di sperimentazione, che si è rivelato nel tempo assai efficace. Vennero rimosse le vecchie ridipinture, quindi si eseguirono operazioni di presentazione estetica molto limitate, secondo l’impostazione estremamente rigorosa che all’epoca era perseguita presso l’Istituto, lasciando a vista parte delle lacune della pellicola pittorica. Il problema principale dell’opera era legato alla fruibilità dell’immagine, inficiata dalla presenza delle numerose perdite della pellicola pittorica che avevano portato la tela di supporto a vista.

L’intervento è stato preceduto da un’ampia campagna diagnostica, realizzata da Emmebi Diagnostica Artistica, Arsmensurae e dal Laboratoire d’Archéologie Moléculaire et Structurale (LAMS) di Parigi. Ricerche con metodologie avanzate che hanno permesso di acquisire nuove informazioni sulla tecnica esecutiva del dipinto utili ad affrontare al meglio il delicato restauro. Dal punto di vista dell’immagine il dipinto si presentava invece molto danneggiato. L’intervento è stato diretto al risanamento dei difetti di coesione della pellicola pittorica, alla rimozione delle vernici del precedente restauro ormai ossidate e all’assottigliamento delle colle impiegate per la foderatura del 1957. Il dipinto ha così recuperato intensità cromatica e ricchezza di dettagli, che erano stati completamente attutiti dall’ossidazione delle vernici di restauro e frammentati dalle lacune. L’armatura è ora perfettamente leggibile nei bagliori luminosi del metallo brunito e nelle tante rifiniture preziose. Il volto dello scudiero, prima quasi indistinto, ha ripreso vita; nelle mani e nel volto di Pier Luigi si torna ad apprezzare la potenza espressiva di Tiziano.

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