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Pil: Rapporto Abi, in 2015 crescita 0,6%, +1,1% in 2016

22 dicembre 2014 | 13.18
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E' in atto un miglioramento relativo del nostro Paese rispetto al complesso dell’Area euro, che avviene però in un contesto di non rassicurante arretramento del quadro europeo

Pil: Rapporto Abi, in 2015 crescita 0,6%, +1,1% in 2016

Ritornerà a crescere l'economia italiana nel biennio 2015-2016. I segnali di inversione di tendenza dovrebbero consolidarsi nel corso del 2015 con una crescita media annua del pil dello 0,6% che potrebbe poi quasi raddoppiare nel 2016, +1,1%. Sono queste le indicazioni contenute nel Rapporto di previsione Afo (Abi Financial Outlook), redatto dall’Abi insieme agli Uffici Studi delle principali banche operanti in Italia. Quel che è in atto, nel panorama macroeconomico, sottolinea il rapporto, è un miglioramento relativo del nostro Paese rispetto al complesso dell’Area euro, che avviene però in un contesto di non rassicurante arretramento del quadro europeo. Su tale arretramento stanno influendo fattori geopolitici che indeboliscono il commercio internazionale ma anche un’insoddisfacente andamento della domanda interna che pone prepotentemente all’ordine del giorno il tema dell’impostazione a livello europeo delle politiche economiche e del mix tra politiche monetarie, fiscali e strutturali.

A “sostenere” i destini europei pare oggi prevalentemente la politica monetaria; tuttavia, come più volte sottolineato dallo stesso Presidente della Bce, se essa può fare (e sta facendo) molto, non può fare tutto; soprattutto se la politica fiscale non riesce ad assumere quel tono europeo che sarebbe necessario. Lo sforzo espansivo della banca centrale sembra comunque essere stato fin qui premiato dal deprezzamento della moneta europea verso il dollaro, deprezzamento che nel Rapporto si valuta continui lungo il triennio, ed aver contribuito alla riduzione degli spread tra i rendimenti sui titoli governativi nell’eurozona. Crescono però le evidenze che oltre al contributo delle esportazioni nette sia necessaria, nell’intera Europa, un’azione volta al sostegno delle infrastrutture, e quindi anche una politica fiscale, che utilizzando gli spazi fiscali dove esistono e ricomponendo anche, nei paesi a più alto debito, spesa corrente e in conto capitale, sproni gli investimenti pubblici che sono sostegno di domanda nel breve periodo e di offerta nel lungo termine. Resta peraltro decisivo, per il rafforzamento del lato dell’offerta dei singoli Paesi, il maggior contributo da parte delle riforme strutturali.

Se sullo sfondo europeo resta la minaccia della deflazione, al punto, paradossale, di dover valutare anche perfino con qualche timore il positivo ribasso delle quotazioni petrolifere che in altri periodi sarebbe stato accolto solo con soddisfazione, il Rapporto ritiene che i rischi da essa rivenienti non si materializzeranno: si prevede per il nostro Paese un tasso di inflazione un po’ sotto il punto percentuale nel 2014 e 2015 e poco sopra il punto percentuale nel 2016. Il profilo di crescita della nostra economia è compatibile con gli obiettivi di finanza pubblica che si conformeranno ai valori programmati grazie soprattutto all’azione di compensazione che sarà esercitata dalla spesa per interessi.

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