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Torregiani: "Fiction su papà? Ecco perché non si è fatta"

29 marzo 2019 | 18.43
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(Fotogramma)
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"La fiction non è stata fatta prima perché non c'erano le condizioni 'politiche'". Così all'Adnkronos Alberto Torregiani, parlan della fiction 'al palo' da oltre dieci anni che punta a raccontare gli anni di piombo, gli stessi che hanno visto morire suo padre Pier Luigi, un gioielliere ammazzato davanti ai suoi occhi da tre membri dei Proletari Armati per il Comunismo. Per concorso morale nell'omicidio, ritenuto co-ideatore e co-organizzatore, venne condannato anche Cesare Battisti.

La pellicola segue il libro già pubblicato dal figlio della vittima e che tuttavia è rimasta ferma un decennio. "Chi in Rai si occupava di questa situazione non era propenso perché c'era un governo di sinistra che storceva il naso sulla modalità di esporre la storia. Ora che Battisti è in carcere è diventato più facile - continua Torregiani, che in quell'agguato, allora 15enne, venne ferito alla colonna vertebrale e costretto alla sedia a rotelle -. La fiction, d'altronde, era in cantiere dal 2008, poi è rimasta ferma anni. Oggi è stata ripresa e siamo in trattativa, vediamo quali solo le opportunità per rimetterla in produzione con la Rai e la Casanova production. Non si racconta la storia di Battisti. Si racconta il periodo che intercorre tra la rapina e l'attentato, guardando tutti gli aspetti familiari, personali e gli avvenimenti che si sono susseguiti".

"In commissione Rai non ci sono più quelle condizioni di blocco, non è tuttavia detto che accettino e poi certo non dipende da me. Ma ci sono sicuramente dei buoni spiragli - spiega ancora Torregiani -. Se siamo riusciti a ottenere l'estradizione di Battisti dopo 15 anni, con gente che ancora oggi difende a spada tratta l'impossibile, non mi meraviglio. Battisti oggi ha dichiarato di essere responsabile degli omicidi quando sino a ieri parecchi personaggi lo definivano innocente. Provate a immaginare quanto possa esser difficile realizzare la pellicola, magari con la volontà di dire 'sì lo facciamo però c'è il pericolo che se effettivamente è innocente noi andiamo a rischiare'. La gente non si prende certe brighe, adesso è diventato più facile in quei termini, però è consolidare almeno tutto quello che è stato fatto da me in questi anni".

Torregiani ha il rumore dello sparo ancora nelle orecchie e una pellicola che da quarant'anni gli gira in testa, impietosa. Aveva 15 anni quando ammazzarono il padre Pier Luigi e uno di quei proiettili lo ha condannato alla sedia a rotelle. Non ha paura del passato, dei ricordi: "L'ho già masticata quella scena, anche con la scrittura del libro - spiega -. Le emozioni sono importanti, ma do più importanza al fatto che chi è interessato possa conoscere la storia di un evento così tragico, così che ci sia maggiore comprensione del perché c'è stato tutto 'l'accanimento' sul volere l'estradizione di questo omicida e mandarlo poi in carcere. Il senso della fiction è quello. Naturalmente verranno fuori molte emozioni, ho le immagini davanti ai miei occhi sempre".

Quanto all'attore che potrebbe vestire i panni del padre, Torregiani dice: "Mi piacerebbe fosse uno con una fisionomia simile. Soprattutto uno che nella scelta se interpretare o meno il ruolo anteponga la propria bravura piuttosto che i propri pensieri 'politici' e personali".

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