cerca CERCA
Martedì 23 Aprile 2024
Aggiornato: 18:10
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Torregiani: "Pensione a mafiosi e terroristi? Non provo rabbia ma rammarico"

19 marzo 2022 | 15.18
LETTURA: 2 minuti

Torregiani:

 "Non provo rabbia, ma disappunto sì, quasi rammarico nel vedere in qualche modo modificare articoli sempre e solo per ‘alcuni’, che invece per i veri problemi sociali vissuti da altri non vengono mai toccati". Così all’AdnKronos Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, l’orefice ucciso nel 1979 dai terroristi dei Pac, commenta quanto reso noto ieri dall’Inps, vale a dire che, sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'articolo della legge 92 del 2012 che prevedeva la revoca delle prestazioni a fronte di condanne per mafia e terrorismo, i condannati con sentenza passata in giudicato per terrorismo e mafia che scontano una pena alternativa al carcere hanno diritto di presentare la domanda all'Inps per riottenere l'indennità di disoccupazione Naspi, l'assegno sociale e la pensione sociale e per gli invalidi civili, con gli arretrati dalla data della revoca della prestazione, e per i periodi nei quali non scontavano la pena in carcere.

"Partiamo da un cardine fondamentale – osserva Torregiani -, il cittadino ha diritto ad essere tutelato in ogni condizione attribuitagli. Qui la domanda si pone per i condannati per terrorismo e mafia, con sentenza passata in giudicato. Non avendo letto nei dettagli la sentenza della Corte Costituzionale, mi è difficile comprenderne tutti gli aspetti giuridici che ne hanno determinato le nuove disposizioni come quella, appunto, di presentare domanda per riottenere l’indennità di disoccupazione, gli arretrati dalla data di revoca della prestazione ed infine per i periodi nei quali non scontavano la pena in carcere. Le domande emergono nel capire le reali condizioni a cui applicare la sentenza".

In ogni caso, sottolinea Torregiani, "se è vero che fino a quando non si è giudicati e condannati ogni cittadino è, per Costituzione, innocente, è altrettanto vero che, nel momento in cui la sentenza passa in giudicato, il condannato perde i diritti sociali, perché se così non fosse si rischia sempre e solo di tutelare Caino. Non si può non tenere conto della responsabilità personale, chi si macchia di illegalità se ne deve poi assumere la responsabilità, i rischi e le conseguenze".

"Al contrario, invece, pensiamo a quei cittadini che vengono indagati e magari da quel momento perdono tutto – osserva Torregiani -, spesso anche la propria attività lavorativa, a volte subiscono sequestri, con la conseguente difficoltà per il sostentamento economico. Poi quegli stessi cittadini risultano innocenti ma non vengono nemmeno risarciti, con enormi perdite economiche e sociali, e ciò nonostante abbiano sempre rispettato la legge".

"Non è il solito discorsetto del ‘buttiamo via la chiave’ – conclude Torregiani - ma di dare il giusto peso di equità alle cose. I diritti dovrebbero essere rielaborati per quei cittadini che vivono al di sotto della soglia di sopravvivenza, con assegni iniqui per una vita sociale decente. E invece no, le modifiche avvengono sempre a vantaggio di ‘alcuni’ e non per chi, al contrario, non si è mai macchiato di reati e magari stenta a vivere decentemente".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza