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Toto premier e squadra, i nomi in pole

23 agosto 2019 | 18.52
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Continua a tenere l'ipotesi che a palazzo Chigi vada un presidente del Consiglio né M5S né Pd. Un nome come quello di Enrico Giovannini o Raffaele Cantone o Franco Bernabè, che si sta facendo strada nelle ultime ore

(Fotogramma)
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Con prudenza, con tutte le cautele del caso e nonostante le smentite, tra dem e pentastellati il confronto sulla figura del premier del governo 'giallorosso' va avanti. La priorità, in queste ore, è sicuramente quella di dare i giusti contenuti al patto, che sarà suggellato formalmente da Di Maio e Zingaretti solo quando ogni pezzo del puzzle andrà al suo posto. Ma tra i contraenti non manca la consapevolezza del fatto che martedì, al Quirinale, ci si dovrà presentare con il pacchetto saldamente definito. E con il nome del premier.

Anche dopo il primo contatto tra le due delegazioni continua a tenere l'ipotesi che a palazzo Chigi vada un presidente del Consiglio né M5S, né Pd. La figura di un premier terzo, di area, gradito a entrambi i contraenti, insomma. Un nome come quello di Enrico Giovannini o Raffaele Cantone. Ma nelle ultime ore si sta facendo anche strada l'identikit di Franco Bernabè. Banchiere, finanziere, ex Telecom e Eni, manager della Cultura, Bernabè è stimato sia in ambienti dem che in quelli pentastellati, tanto da essere uno degli ospiti dell'ultima edizione di 'Sum', la kermesse che ogni anno Davide Casaleggio organizza a Ivrea in nome del padre Gianroberto.

In calo le 'chance' di figure giuridico/istituzionali come Marta Cartabia, e Paola Severino. E se il premier è il nodo principale da sciogliere per stringere il patto M5S-Pd, anche i papabili ministri sono oggetto di confronto tra le parti. "Servono nomi nuovi per un governo forte", spiega un componente delle delegazioni che oggi si sono incontrate.

L'idea, circolata in un primo momento, di escludere i ministri degli ultimi due governi è stata però messa da parte. Il ragionamento vale per primo per Luigi Di Maio, che potrebbe rientrare nell'esecutivo, al Lavoro o all'Interno. Il Viminale, in particolare, è oggetto di profonde riflessioni. "Serve un politico, qualcuno in grado di gestire con equilibrio il post-Salvini", è il ragionamento fatto dalle parti.

Potrebbe toccare a Dario Franceschini, in corsa però anche per un ritorno alla Cultura. L'altra casella fondamentale è l'Economia, dove potrebbe rientrare Pier Carlo Padoan (o Antonio Misiani). Raffaele Cantone resta comunque in gara anche per la squadra di governo, alla Giustizia o agli Affari Ue. Per il dicastero di via Arenula ci potrebbe però essere un ritorno di Andrea Orlando, mentre il M5S preme per mantenere Alfonso Bonafede. Per l'Ue, poi, circola anche il nome di Roberto Gualtieri. Per la Farnesina si pensa a un nome di peso assoluto: Paolo Gentiloni (o anche Di Maio) potrebbe essere la soluzione.

Per il M5S, alle Infrastrutture potrebbe andare l'attuale capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, mentre Elisabetta Trenta potrebbe conservare il suo posto alla Difesa. Così come Riccardo Fraccaro i Rapporti con il Parlamento. Alla Sanità Giulia Grillo potrebbe essere sostituita da Simona Malpezzi, in gara anche per la Pubblica istruzione. Anche Lorenzo Guerini, che dovrebbe lasciare il Copasir perché appannaggio dell'opposizione, potrebbe rientrare nel nuovo governo. Nella trattativa di queste ore entra anche il commissario Ue per l'Italia: ai nomi di Gentiloni, Enrico Letta e Giuseppe Conte (che però avrebbe declinato) si è unito anche quello di Roberto Gualtieri.

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