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Mostre: 'Transformers' tra gioco e sociale al Maxxi

10 novembre 2015 | 16.21
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Golden Lotus di Choi Jeong-hwa al Maxxi (Foto Musacchio Ianniello) - MUSACCHIO IANNIELLO
Golden Lotus di Choi Jeong-hwa al Maxxi (Foto Musacchio Ianniello) - MUSACCHIO IANNIELLO

Un fiore che respira, palloncini tra cui districarsi, armi che suonano, alberi di scolapasta, una maxi boa sullo sfondo di una maxi zattera della Medusa: sono, insieme ad altre, le installazioni 'Transformers' , la mostra che il Maxxi apre ai suoi visitatori da domani al 28 marzo prossimo, schierando un poker internazionale di artisti che sono al tempo designer e attivisti sociali composto da Choi Jeong-hwa (Seoul, Corea 1961), Didier Fiuza Faustino (Chennevières-sur-Marne, Francia 1968), Martino Gamper (Merano, Italia 1971) e Pedro Reyes (Mexico City, Messico 1972). La mostra, con il sottotitolo 'Visionari, creativi, sognatori', " disegna un mondo visionario in cui non esiste un'unica realtà, un mondo dove tutto è possibile", sottolinea Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, aggiungendo che i quattro artisti propongono "un mondo fluido, in continua trasformazione, in cui il gioco convive con l'impegno politico, il caos con l'armonia e e la realtà con l'immaginazione".

Le cifre indicate da Melandri sono coglibili fin dal cancello d'ingresso del museo romano, da dove si vede l'installazione 'Golden Lotus' di Choi Jeong-hwa: un gigantesco fiore di loto dai petali dorati, di 10 metri di diametro che, gonfiandosi e sgonfiandosi, riproduce la sensazione del respiro. Un oggetto scenografico, ludico, l'installazione di Choi Jeong-hwa, che gioca sulla moltiplicazione delle dimensioni e sul moto di qualcosa che dovrebbe essere immobile ma, a ben guardare, il senso è anche altro: il materiale utilizzato sono infatti quelle coperte isotermiche dorate, sottili come un foglio, utilizzate per dare un primo conforto dal freddo, ad esempio ai migranti soccorsi nel mediterraneo. Il soffio del compressore che gonfia il loto si assimila quindi al respiro di chi trova riparo sotto quella pellicola dorata.

Dall'allusione all'esplicito riferimento, il dramma dei migranti torna in 'Lampedusa' di Didier Fiuza Faustino, installazione site specific collocata al termine del percorso della mostra: una gigantesca boa cui aggrapparsi per salvarsi la vita, collocata di fronte a una grande riproduzione de 'La Zattera della Medusa' di Géricault. Due 'oggetti' reali che portati all'estremo e affrontati raccontano una storia terza, rispetto al loro tempo, alla loro funzione. Altro esempio netto di quel che propone 'Transformers' lo offre 'Disarm' di Pedro Reyes: un’orchestra meccanica, che funziona cioè da sola, realizzata con i resti delle armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano. La Musica che produce arriva a gran prrte dell'allestimento al Maxxi ma solo avvicinandosi, molto, si individuano gli scheletri di pistole e fucili, i caricatori, le canne mozzate, le tante parti di armi 'piegate' all'inverso del loro fine, usate per fare armonia.

La ferrea incoerenza, fra aspetto e sostanza, fra destinazione d'uso teorica e uso concreto , di 'Transformers' coinvolge anche il catalogo (Corraini Edizioni) le cui copie sono tutte identiche quanto a contenuti ma con quattro diverse copertine, dedicate ciascuna ad uno degli artisti in mostra. "Anche il catalogo è 'Transformers'", ha detto sorridendo Hou Hanru, direttore Artistico del MAXXI e curatore della mostra, per il quale gli atti creativi degli artisti esposti "sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l’esperienza di esseri umani".

"Il ruolo del trasformatore, designer, artisti e altri creatori, può essere visto come la creazione di nuove forme di sinergie creative, capace di traghettare il mondo oltre la trasformazione materiale, verso una nuova unificazione. L'arte non può più essere separata dal design e viceversa. Stiamo reinventando -afferma Hou Hanru- un nuovo lavoro creativo totale. Emergono così nuove soluzioni per risolvere la schizzofrenia del nostro tempo, che ci riportano su un terreno più umano e al tempo stesso decisamente più umano: il sociale e il collettivo, il partecipativo, il democratico".

Democratica, ad esempio, è l'installazione 'Life Life', ancora di Choi Jeong-hwa, fatta di lunghi palloncini colorati che ogni giorno si rinnova grazie al loro progressivo cadere, sgonfiarsi e scoppiare; democratica perchè i visitatori possono non solo interagire con essa (passarci in mezzo trasformando il visivo in tattile, ma possono alterarla, gonfiando e aggiungendo altri palloncini. Democratico è 'Post Forma' di Martino Gamper, collezione di sedie che, con interventi di tessuto filato a mano e vetro soffiato, cambiano, si modificano, si trasformano, ma mantengono le loro funzioni di riposo, socialità, dialogo, scambio. Sedie su cui sedersi realmente. Completa la mostra un ciclo di tre incontri che la accompagnano e ne approfondiscono i temi, a cura di doppiozero: con l’aiuto di autori e critici, verranno esplorate nuove forme di scrittura capaci di rigenerare e trasformare lo sguardo sul mondo contemporaneo. Il primo appuntamento è per venerdì 20 novembre, alle 18: Stefano Chiodi e Marco Belpoliti discuteranno con Gabriella Caramore, Edoardo Camurri, Andrea Cortellessa e Fabrizio Gifuni sulle possibilità di produrre cultura in modo indipendente.

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