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Calcio: Trapattoni, Juve all'altezza del Barca e ai punti meritava di vincere

07 giugno 2015 | 12.09
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"I bianconeri hanno giocato con personalità e senza timori"

L'ex tecnico della Juventus Giovanni Trapattoni (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
L'ex tecnico della Juventus Giovanni Trapattoni (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

"La Juventus se l'è giocata alla pari con il Barcellona, se fosse stato un incontro di boxe forse ai punti avrebbe meritato di vincere". E' il commento sulla finalissima di Champions League (FOTO) di Giovanni Trapattoni che all'Adnkronos torna sulla sfida dell'Olympiastadion di Berino persa 3-1 dai bianconeri. "La squadra ha giocato con personalità, poi ci sono anche stati degli errori ma se il portiere respinge e poi gli altri hanno fatto gol...-aggiunge l'ex tecnico della Juve-. Si sono mangiati un paio di gol, credo che la Juve meritasse perché è stata all'altezza del Barcellona esprimendo idee, bel gioco, personalità senza timore. Sono stati subito molto aggressivi, questa è una Juve che mi è piaciuta molto".

Trapattoni sottolinea la prova corale dei bianconeri anche se poi la differenza l'hanno fatta le giocate individuali degli attaccanti azulgrana: "I giocatori inevitabilmente fanno la differenza. Nel calcio nonostante gioco, schemi e tutto il resto poi c'è la qualità del singolo su cui prestare attenzione non è sufficiente, come è successo nel caso di Messi che con le sue giocate può risolvere una partita, ci può stare che il risultato venga fuori dal valore di questi calciatori". Nella Juventus Trapattoni indica due giocatori su tutti: "Buffon ha fatto degli interventi eccezionali, poi citerei il solito Pirlo che ci mette cervello, detta i tempi, è veramente encomiabile sotto questo aspetto. Ma ci sono altri interpreti che lavorano nell'ombra e sono meno visti, la squadra ha messo carattere e qualità".

Sulla 'rivincita' di Luis Enrique verso il calcio italiano dopo l'esperienza non brillante alla Roma, il Trap aggiunge: "Noi allenatori abbiamo dei tempi, l'importante una volta entrati in un ambiente è avere la possibilità di fare dei programmi, ci sono poi delle situazioni dove si vivono cicli e non ti danno sufficiente tempo per adattarti. L'allenatore incide quando prende e plasma una squadra a suo modo di vedere, e secondo le caratteristiche dei giocatori, riuscendo in un tempo compatibile a ottenere dei successi, io sono stato al Bayern Monaco che aveva appena perso il campionato, non ho toccato molto, ho fatto giocare un paio di giovani e ho vinto, poi l'ho cambiato gradualmente. Ci sono dunque dei processi, alle volte noi allenatori accettiamo delle sfide ma non ci danno il tempo, poi i risultati purtroppo incidono su ambienti come Madrid, Barcellona, Monaco o Manchester".

"Il futuro di Pogba? Questi sono giocatori molto ambiti e una volta in scadenza di contratto hanno delle offerte economiche non indifferenti. Io ho avuto tanti giocatori e gli Agnelli hanno fatto degli sforzi per tenerli, credo che se li ritengono indispensabili e non ci sono dei sostituti, le squadre hanno il dovere anche verso i tifosi di fare dei piccoli sforzi. Certo non devono però squilibrare la bilancia, so perfettamente che a un certo punto se non si possono pagare certe cifre li si lascia anche andare. Noi viviamo su quello che abbiamo costruito ma alle volte dobbiamo rischiare di dire: 'adesso rifaccio la squadra'", ha concluso l'ex ct azzurro.

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