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Trattativa Stato-mafia, il pentito Siino: "Nell'87 Martelli mi chiese di votare per lui"

06 novembre 2014 | 11.27
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L'ex 'ministro dei Lavori pubblici' di Cosa nostra risponde in videoconferenza alle domande dei pm Di Matteo e Del Bene. E rivela: "Brusca progettava di uccidere l'ex Presidente della Regione siciliana Rino Nicolosi". Stato-mafia, la deposizione di Napolitano: "Bombe del '93 furono aut aut allo Stato"

Trattativa Stato-mafia, il pentito Siino:

"Nel 1987 Claudio Martelli mi venne a trovare a casa a Palermo per chiedermi di votare per lui e per cercare voti per lui". A raccontarlo al processo per la trattativa tra Stato e mafia, deponendo in videoconferenza, è il pentito di mafia Angelo Siino, ex 'ministro dei Lavori pubblici' di Cosa nostra. Il collaboratore spiega ai pm Nino Di Matteo e Francesco del Bene che Claudio Martelli, capolista in Sicilia e futuro ministro della Giustizia, gli avrebbe fatto "approvare delle leggi che avrebbero incontrato l'interesse di certe persone".

Secondo Siino, "in carcere erano più i detenuti che collaboravano con i servizi segreti che quelli che non collaboravano con gli 007". Il pentito rivela inoltre che negli anni Ottanta Cosa nostra aveva progettato di uccidere l'ex Presidente della Regione siciliana, Rino Nicolosi. "Me lo raccontò Giovanni Brusca - racconta -. Mi disse che Nicolosi stava iniziando a rompere sugli appalti e che gli voleva rompere le corna. Brusca incaricò Nitto Santapaola di fare un 'lavoretto a Nicolosi' ma Santapaola si rifiutò, come mi disse successivamente". "Io e Rino Nicolosi ci occupavamo entrambi di appalti - spiega ancora Siino - io facevo i lavoretti di secondo'ordine, ma eravamo gelosi l'uno dell'altro. Io rispettavo un criterio. Lui assegnava gli appalti per una miscela di interessi all'interno della Regione".

Il pentito riferisce inoltre che nel 1993 Gaetano Sangiorgi, genero di Ignazio Salvo, "andò a trovare" sua moglie e la invitò a "nominare l'avvocato Vittorio Virga". "Sangiorgi suggerì a mia moglie di fare un collage con articoli di giornali che parlavano di me per poterli portare all'avvocato Virga - racconta - Virga diceva di essere un avvocato molto vicino a Berlusconi. Cercavo di fare parlare il meno possibile mia moglie anche per non comprometterla". Poi il collaboratore ha raccontato ai pm i suoi incontri con il 'picciotto' di Cosa nostra Antonino Gioè, poi morto suicida, che gli rivelò mentre era detenuto di avere iniziato a collaborare con i servizi segreti ma che non voleva più continuare.

Il pentito riferisce ai pm che il boss mafioso Totò Riina veniva chiamato 'Zio 1' mentre il capomafia Bernardo Provenzano veniva chiamato 'Zio 2'. Siino, alla sua quarta udienza al processo, ha parlato anche della figura di Pino Lipari, l'ex consigliere economico del boss Provenzano. "Lipari si occupava delle segrete cose dei corleonesi".

Siino conferma di non ricordare la data in cui si sarebbe incontrato negli anni Ottanta con il boss Nitto Santapaola. "Dottore Di Matteo, non mi ricordo la data che lei mi chiede, mica sono Pico della Mirandola...".

Dopo qualche ora di deposizione, il pentito di mafia ha chiesto di poter proseguire ad altra udienza la deposizione a causa del suo precario stato di salute. Il Presidente della Corte d'Assise di Palermo, Alfredo Montalto, ha accolto la richiesta di Siino e ha rinviato l'udienza a giovedì prossimo, 13 novembre. Prima di chiudere Montalto ha annunciato che "al fine di procedere alla trascrizione delle intercettazioni ambientali richieste dal pm come integrata dalle richieste della difesa di Mancino e degli imputati Subranni, Mori e De Donno" nomina i periti che giureranno alla prossima udienza. Si tratta delle trascrizioni delle intercettazioni tra Massimo Ciancimino e la moglie e di Giovanni Brusca con la moglie.

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