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Trenta: "Basta silenzi sull'uranio impoverito"

26 novembre 2018 | 17.05
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(Fotogramma)
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E' necessario "rompere il silenzio" sul tema dell'uranio impoverito. Per questo motivo la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, annuncia l'avvio di un "tavolo tecnico che vedrà coinvolti i principali attori competenti sulla materia". Il problema, osserva Trenta, "è reale, concreto e non possiamo voltarci dall'altra parte!".

"Oggi - fa sapere la ministra della Difesa su Facebook - ho ricevuto al ministero Domenico Leggiero, responsabile dell’Osservatorio militare che dal 1999 si occupa di uranio impoverito e gli ho comunicato di aver chiesto all'Avvocatura Generale dello Stato un resoconto complessivo su tutte le pendenze giudiziarie in corso". Trenta vuole "approfondire ogni singolo caso separatamente, perché ogni caso ha le sue specificità. E voglio ascoltare ogni singola voce: ad oggi, infatti, sul tema c'è stato un silenzio spaventoso e questo non è più accettabile", rileva.

"Occorre rompere questo silenzio e affrontare una problematica che c'è, esiste, e che oggi la Difesa, sotto la mia guida, ha inserito tra le sue priorità, nell'ambito dei provvedimenti a tutela del personale e della salute dei nostri militari. Parallelamente allo studio dei casi, inoltre - annuncia - sarà avviato un tavolo tecnico che vedrà coinvolti i principali attori competenti sulla materia. A inizio 2018, praticamente quasi un anno fa, la commissione di inchiesta parlamentare si è pronunciata con delle conclusioni chiare e inequivocabili, che come governo abbiamo il dovere di considerare. Ripeto: il tema dell'uranio impoverito è reale, concreto e non possiamo voltarci dall'altra parte!".

363 MILITARI ITALIANI MORTI E 7.500 MALATI - Secondo i dati dell'Osservatorio Militare, tra i militari italiani inviati in missione all'estero si calcolano finora 363 morti che in qualche misura potrebbero essere collegati all'inalazione di uranio impoverito nel corso delle attività operative. I malati sono attualmente circa 7.500, 95 le sentenze emesse dalla magistratura nelle cause di risarcimento promosse dai famigliari delle vittime.

In campo internazionale i potenziali rischi sono noti da molto tempo: risale al 16 agosto 1993 l'emanazione di un documento del Dipartimento dell'Esercito statunitense che avvertiva del pericolo. "Quando i soldati inalano o ingeriscono la polvere di uranio impoverito, incorrono nel potenziale incremento del rischio di contrarre il cancro", veniva precisato in un memorandum ufficiale che raccomandava l'utilizzo di maschere protettive. "Gli effetti fisiologici da esposizione all'uranio impoverito includono il possibile aumento del rischio di cancro (ai polmoni o alle ossa)".

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