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No green pass

No vax, tritolo sul Parlamento e indirizzo di Draghi: la chat Telegram

09 settembre 2021 | 13.01
LETTURA: 6 minuti

I messaggi nel gruppo 'I guerrieri' che hanno portato agli indagati e alle perquisizioni di oggi

I messaggi Telegram dei 'guerrieri'
I messaggi Telegram dei 'guerrieri'

"Radere al suolo il Parlamento con tutti loro dentro. Basta un piccolo drone pilotato dai tetti di Roma... un 500 grammi di tritolo e lo lasci cadere durante la seduta...non resterà nessuna prova e farà il suo effetto..". Questo il proposito degli attivisti No green pass e No vax indagati dalla Procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata. Nel gruppo Telegram definito “I guerrieri”, non solo il piano contro la Camera ma anche la ricerca dell'indirizzo del premier: "L'appartamento di Mario Draghi è situato al numero...quartiere...questa fonte non è sicura", si legge negli screenshot resi noti dalla polizia.

E se nel mirino finisce il 5G - "Dobbiamo bruciare le" antenne "5G" perché "sono ben esposte, basta avere la mira giusta dalla distanza. Se ne può mettere fuori uso tanti contemporaneamente così che diventeranno matti nel correre dietro a ripararle", scrivono -, l'intenzione dei no vax è anche quella di colpire i giornalisti.

"I giornalisti, i media saranno i primi ad andarsene. Se in lontananza, nascosti vedete furgoni delle tv private o pubbliche, dategli fuoco… una molotov …. Dategli fuoco … o con loro dentro o vuoto il furgone, dategli fuoco", quanto si legge in uno degli screenshot della chat Telegram.

Nel mirino degli attivisti no vax c'erano in particolare forze dell’ordine, giornalisti e governo. Organizzandosi tra loro a voce per la manifestazione contro il green pass prevista della Capitale l’11 e 12 settembre gli indagati - a quanto riferiscono i dirigenti di Digos e Polizia Postale di Milano che hanno condotto le indagini - avrebbero detto: "Noi quando andiamo a Roma i primi che dobbiamo colpire sono i giornalisti. Li dobbiamo fare fuori. Vediamo le camionette e i furgoni radio-tv e li facciamo saltare. Ci sono le molotov". Durante le perquisizioni, tuttavia, non sono stati trovati ordigni.

L'obiettivo dei 'guerrieri' no vax

L’obiettivo degli attivisti no vax del gruppo Telegram era di “mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale”, “mediante azioni violente”. È quanto si legge nei decreti di perquisizione firmati dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e del pm Piero Basilone.

I magistrati milanesi hanno disposto la perquisizione personale, di case e auto di 8 membri del gruppo, oltre che l’ispezione dei loro computer, telefoni, archivi informatici e cloud, alla ricerca di “documenti, di qualsiasi natura e dispositivi di qualsiasi tipologia, utili alla ricostruzione dei fatti e delle responsabilità” degli indagati e di altri che “potrebbero aver concorso all’istigazione alla commissione di delitti connotati dalla violenza contro persone e cose, nell’ambito di iniziative volte ad affermare le convinzioni dell’area cosiddetta ‘no vax’”.

Chi sono i 'guerrieri' di Telegram

Non si erano mai incontrati tra loro ma pianificavano di farlo prima della manifestazione contro il green pass di Roma dell’11 e 12 settembre gli 8 membri della chat Telegram denominata "I guerrieri" al centro dell’indagine della Procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata. Erano oltre 200 i membri del gruppo, ma solo 8 quelli indagati: cinque uomini e tre donne, tutti all’incirca 50enni, tranne un uomo di 33 anni. Due di loro, tra cui il creatore della chat, sono milanesi, due i romani, uno di Bergamo, uno di Reggio Emilia e poi due veneti, da Padova e Venezia.

Quest’ultima, una donna, era una simpatizzante dell’indipendentismo veneto, a cui nel 2019 era stato ritirato il porto d’armi per uso sportivo per problematiche psichiatriche. Italiani, di estrazione sociale medio bassa, tra loro ci sono disoccupati, operai, dipendenti di catene commerciali e il custode di un condominio, senza legami con gruppi estremisti di destra o sinistra, né con l’ala anarchica. Persone che alle manifestazioni contro il green pass estive o non hanno partecipato o lo hanno fatto in modo defilato, tanto che nessuna di loro era stata identificata dalla Polizia.

Fin dall’inizio della pandemia si scambiavano idee complottiste e no vax - tra le teorie diffuse quella secondo cui vip e parlamentari si erano fatti iniettare soluzione fisiologica al posto del vaccino "velenoso" - ma nell’ultimo mese, da quando è stata avviata l’indagine condotta dalla Digos e dalla Polizia Postale di Milano, la discussione dell’estensione del green pass è stata la miccia che ha alzato il livello della violenza verbale. "E' come se queste camere d’odio (le chat, ndr) facessero esplodere il peggio di queste perone che in questo circuito ristretto si sentono libere di dire le cose più velenose, che forse mai si sarebbero permessi di dire in un contesto pubblico", ha spiegato in conferenza stampa il dirigente della Digos Guido D'Onofrio.

A far scattare le perquisizioni della Polizia, però, è stata l’intenzione manifestata dagli 8 indagati di passare dallo scambio delle opinioni alla "violenza di piazza". "Non dobbiamo solo scrivere, dobbiamo darci da fare", si esortavano in chat. Nel mirino le forze dell’ordine, il governo e soprattutto i giornalisti. Tra le azioni congetturate quella di dare fuoco ai furgoni delle tv o di far scoppiare il Parlamento, facendo brillare da remoto una bomba con un drone. E poi c’erano la corsa ad armarsi. Uno dei perquisiti, un bergamasco, deteneva regolarmente due pistole per uso sportivo, ma stava cercando di acquistare altre armi su internet, con l’obiettivo - ha spiegato ai poliziotti - di "migliorare la sua collezione".

Un altro aveva acquistato online due tirapugni, mentre l’utente di Reggio Emilia - nella cui casa sono state trovate katane, sfollagente e spray al peperoncino - in chat scriveva "se mi scoprono, per quello che ho, sicuramente mi arrestano per terrorismo". Esageravano nel gruppo a descrivere il loro arsenale, per incitare gli altri membri ad armarsi - anche con molotov - per la manifestazione nella Capitale: nel gruppo li esortavano ad andare a procurarsele nei campi rom o a costruirsele da soli.

Dalle indagini al momento non sono emersi collegamenti tra gli attivisti no vax indagati e gruppi antagonisti romani. Quella dei ‘guerrieri’ è l’unica chat di quelle no vax in cui sia emersa la volontà degli utenti di passare dalle parole ai fatti, ma l’analisi dei dispositivi elettronici perquisiti potrà consentire di scoprire ulteriori attività.

53enne perquisita a Padova: invitava a lanciare uova su Speranza

E’ una donna di 53 anni che abita in provincia di Padova l’attivista del gruppo Telegram ad essere stata perquisita dalla Digos di Padova questa mattina, nell'ambito dell'indagine avviata della Polizia di Stato. L’attività della Polizia di Padova, coordinata dalla procura di Milano, è giunta fino a Mestrino, dove abita la 53enne che lavora come cameriera, dopo aver captato alcuni messaggi Telegram che incitavano alla violenza nei confronti di figure istituzionali. In particolare la donna che è stata oggetto di perquisizione questa mattina avrebbe invitato tutti al lancio di uova contro il ministro Roberto Speranza che giovedì scorso avrebbe dovuto essere presente alla festa di Articolo Uno "Pane e Rose", a Padova.

La visita era poi stata annullata per sopraggiunti impegni istituzionali del ministro. Particolare attenzione della Digos era stata posta anche per la visita dell’ex premier Giuseppe Conte due giorni fa ad Albignasego. Alla 53enne è stato sequestrato il cellulare e altri dispositivi elettronici.

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