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Truffa alle banche, arrestati nel barese titolare d'azienda e sua consulente

22 aprile 2014 | 16.04
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Truffa alle banche, arrestati nel barese titolare d'azienda e sua consulente

Per sbaragliare in modo illegale la concorrenza di altre imprese ha ideato uno stratagemma astuto al fine di ottenere illecitamente liquidita' dalle banche. Un imprenditore molfettese, che opera nel settore della meccanica industriale, e la sua consulente fiscale sono stati arrestati dai militari della Guardia di Finanza in esecuzione di una ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Trani che ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari per associazione a delinquere, truffa, falsita' in scrittura privata.

In particolare, e' emerso dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, una attivita' costante di frode che ha preso il via nel luglio 2010, a opera del rappresentante legale della societa', D.R.C., 61 anni, a danno di diversi istituti di credito. La tecnica consisteva nella creazione 'ad hoc' di piu' esemplari di una stessa fattura attiva da presentare alle banche per l'anticipazione, in virtu' di rapporti economici e contratti preesistenti.

Le fatture riportavano la stessa numerazione ma dati diversi. Grazie alla presentazione dei documenti alterati, la societa' avrebbe ottenuto anticipi illeciti su false fatture per un importo pari a 533 mila euro. Alla truffa avrebbe partecipato il figlio del titolare, D.R.F., 30 anni, denunciato a piede libero, mentre la consulente T.G., 50 anni, in qualita' di addetta alla contabilita' aziendale avrebbe materialmente curato la redazione delle fatture.

Nel dettaglio, i documenti contabili venivano modificati nei dati essenziali, in particolare nel nome della banca d'appoggio, al fine di trarre in inganno gli istituti di credito i quali, vedendosi beneficiari di pagamenti che avrebbero dovuto effettuare le aziende clienti destinatarie delle fatture, peraltro di consolidata affidabilita' trattandosi di Spa conosciute a livello nazionale, ne hanno anticipato i relativi importi alla societa'. Spesso, la stessa fattura alterata veniva inviata addirittura a piu' di due banche ed, in alcuni casi, si e' accertato che le banche a cui venivano richiesti anticipi su una singola fattura erano addirittura tre, oltre quella che realmente ne aveva titolo.

La condotta truffaldina e' andata avanti fino alla denuncia di un istituto di credito che, accorgendosi che alle rispettive scadenze i creditori si rivelavano insolventi, ha inoltrato a questi formali richieste circa le ragioni che giustificassero l'inadempienza. Al riguardo, le societa' interpellate hanno disconosciuto le fatture negando qualsiasi rapporto commerciale documentato.

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