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Trump fa causa a 'stati santuario' che proteggono i migranti

11 febbraio 2020 | 12.42
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(Afp)
(Afp)

L'amministrazione Trump alza il tiro nella guerra a città e stati santuario che si rifiutano di collaborare con le nuove misure anti-immigrati federali. L'attorney General, William Barr, ha annunciato infatti di aver fatto causa contro lo stato del New Jersey per costringerlo a revocare una serie di misure che limitano la capacità di autorità statali e locali di condividere con quelle federali informazioni sui migranti.

Barr ha anche reso noto di aver avviato un'azione contro la contea della città Seattle per bloccare la direttiva che impedisce all'Ice, la temuta polizia anti-immigrati, di usare l'aeroporto internazionale della città per le deportazioni. Il ministro della Giustizia ha affermato, in un discorso all'Associazione nazionale degli sceriffi, che queste misure rientrano in "una significativa escalation dell'azione del governo federale contro la resistenza delle città santuario" definendo queste misure non solo "illegali ma anche illogiche".

Immediata la replica del procuratore generale del New Jersey, Gurbir Grewal: "Ancora una volta, l'amministrazione Trump sta sacrificando la sicurezza pubblica per i vantaggi politici - ha detto - è triste che i miei ex colleghi del dipartimento di Giustizia abbiano accettato di appoggiarlo con questo nuovo espediente elettorale".

Mentre dal Seattle si accusano Donald Trump e Barr di "azioni di bullismo contro la nostra contea per il fatto di essere una comunità accogliente che rispetta i diritti di tutte le persone". "Aspettiamo con ansia di poter dire la nostra in tribunale", ha concluso il direttore della King County, Dow Constantine.

Non è la prima volta che l'amministrazione Trump tenta la via legale contro città e stati che proteggono gli immigrati: nel marzo del 2018 ha fatto causa alla California accusando di violare la Costituzione con le sue "sanctuary law", tra le quali quella che vieta ai datori di lavoro privato di dare accesso all'Ice nei propri uffici senza un ordine del tribunale.

Nel luglio dello stesso anno un giudice federale ha bocciato il ricorso del governo affermando che le leggi messe in discussione rappresentano "l'esercizio dell'autorità sovrana della California". Un giudizio confermato in appello lo scorso aprile. Ora però l'amministrazione sta cercando di far accogliere il proprio ricorso alla Corte Suprema.

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