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Tumori, 40mila interventi l'anno a tiroide. Bellantone: "Ora si può salvare al 50%"

02 ottobre 2021 | 11.32
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Il preside della facoltà di Medicina della Cattolica: "La chirurgia robotica e la laparoscopia stanno facendo passi da gigante"

Tumori, 40mila interventi l'anno a tiroide. Bellantone:

Ogni anno in Italia "vengono eseguiti circa 40mila interventi chirurgici alla tiroide. Oggi tra le novità che possiamo offrire c'è quella dell'operazione conservativa dell'organo in caso di tumore, riuscendo a salvare la metà della tiroide. Questa è una nuova filosofia della chirurgia che, in casi selezionati, permette al paziente di non dovere prendere una pillola a vita e di avere un maggior controllo del metabolismo. Una possibilità che offriamo sempre di più anche al Gemelli". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell'Unità operativa complessa di Chirurgia endocrina e metabolica del Policlinico Gemelli di Roma, da poco tornato dal congresso della Società italiana di chirurgia che si è svolto a Catania.

"Tra 10 anni la chirurgia robotica sarà quella più usata, insieme alla laparoscopia di ultima generazione - evidenzia Bellantone -. Sono innovazioni che stanno conquistando sempre più spazio e l'unico freno sono solo i costi, ma indubbiamente garantiscono una maggior sicurezza". Un salto tecnologico che però deve essere affiancato anche dalla formazione universitaria. "Il robot permette una formazione anche migliore del chirurgo - osserva - perché queste macchine hanno una doppia consolle che può essere usata come guida da chi sta imparando, poi la visione che ha lo specialista del sito dove interviene non ha uguali. Quindi possiamo dire che è anche più facile per i giovani medici imparare ad operare".

Sul recupero degli interventi saltati per la pandemia, Bellantone spiega che "stiamo recuperando, ma con molta difficoltà perché comunque, anche se la situazione va migliorando, c'è molta paura del Covid in chi deve frequentare gli ospedali per screening e cure. Inevitabilmente questo ha un effetto - conclude - e anche le misure che comunque dobbiamo adottare in ospedale ancora penalizzano il ritorno ad una normalità".

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