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Tumori, 7 malati su 10 in difficoltà economiche

23 ottobre 2020 | 18.46
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ammalarsi di tumore ha conseguenze in tutti gli ambiti della vita della persona, in particolare quella lavorativa. Il 70% dei pazienti ha infatti difficoltà economiche, di cui il 7% in maniera rilevante, e il 30% denuncia che il cancro ha ostacolato la carriera fino alla perdita dell'occupazione.

E' la fotografia scattata da un’indagine, pubblicata nel 'Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici', presentato oggi per la XV Giornata nazionale del malato oncologico' promossa da Favo - la federazione delle associazioni dei malati oncologici - rinviata quest’anno eccezionalmente a ottobre. L'indagine, voluta da Favo nel 2018 (e realizzata da Datamining, con la collaborazione dell’Int di Milano, del Pascale di Napoli e dei 34 punti informativi di Aimac su tutto il territorio nazionale) ha coinvolto 1.289 pazienti e altrettante persone che se ne prendono cura.

Tra i pazienti oncologici - indicano i dati - la popolazione attiva diminuisce dal 51% al 39% dopo la diagnosi, un dato che sottolinea la difficoltà di mantenere il lavoro. Ben il 65% dei pazienti più penalizzati in termini di disagio economico rilevante è costituito dai non occupati (lavoro casalingo, disoccupati e cassa integrazione) e il 16% dai lavoratori autonomi (liberi professionisti, commercianti e studenti) .

"I dati dell’indagine evidenziano come il nostro sistema di welfare risulti inadeguato a rispondere alle esigenze dei malati di cancro, che rappresentano una popolazione in continua crescita", sostiene Elisabetta Iannelli, segretario Favo. Oggi, in Italia, sono 3,6 milioni i cittadini vivi dopo la diagnosi di tumore, con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa.

"Due fenomeni - continua Iannelli - in particolare vanno tenuti in debito conto: da un lato l’abbassamento dell’età media del malato, dall’altro la crescita dei contratti di lavoro flessibili che caratterizza la situazione lavorativa del Paese. Il combinato disposto di questi due fattori accentua la debolezza del sistema, soprattutto per quello che riguarda gli assetti assistenziali e previdenziali, lasciando scoperti di tutele proprio i più giovani e, in particolare, le donne inattive al momento della diagnosi, con età compresa tra 35 e 44 anni, che vivono al Sud".

La vulnerabilità economica si lega, sottolinea, "a quella psicologica determinando, come mostra anche un’ampia letteratura scientifica, un impatto negativo non solo sulla qualità ma anche sulle aspettative di vita. Sempre di più i malati oncologici riescono a coniugare lavoro e terapie, se l’ambiente di lavoro e il contesto che li circonda permette loro di combinare, con adeguata flessibilità e ragionevoli aggiustamenti, tempi di lavoro e di cura. È, dunque, importante costruire modelli di welfare, capaci di creare quelle giuste sinergie fra sanità, previdenza, terzo settore e mercato del lavoro, affinché si generino contesti adeguati al malato del XXI secolo".

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