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Tunisia, il coreografo Bruni: "Non lasciamo fuggire la meglio gioventù"

07 giugno 2023 | 15.57
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Il regista italiano alla guida della compagnia Oplas, che da anni collabora come partner privilegiato con il Balletto del Teatro dell'Opera di Tunisi: "Fermiamo l'esodo di migliaia di giovani, apriamo loro spazi di lavoro"

Uno spettacolo della compagnia Oplas nelle dune del deserto di Douz in Tunisia
Uno spettacolo della compagnia Oplas nelle dune del deserto di Douz in Tunisia

"Non lasciamo fuggire la meglio gioventù tunisina, fermiamo l'esodo di migliaia di giovani. Apriamo loro spazi di lavoro, cultura, socialità e soprattutto, come ha più volte sottolineato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, facciamo in modo che la Tunisia conceda più visti per poter viaggiare". Sono le parole all'Adnkronos di Luca Bruni, regista, coreografo, danzatore, alla guida della compagnia Oplas, che da anni collabora come partner privilegiato con il Balletto del Teatro dell'Opera di Tunisi in un 'dialogo' mai interrotto tra il nostro Paese e la Tunisia, sostenuto dal 2017 dall'Istituto di Cultura Italiano e sempre in rapporto dialettico e operativo con Syhem Belkodja, direttrice del Centro Coreografico Nazionale e del Polo Danza e Arti Coreutiche.

"I giovani non partirebbero, è banale dirlo, se avessero occasioni di lavoro - prosegue Luca Bruni - Ed è quello che abbiamo offerto in questi anni. Non soltanto l'opportunità di entrare in compagnia con spettacoli e balletti, ma permettendo loro anche di formarsi. Ricordo che nel 2018 l'allora ministro della cultura tunisino, dopo aver visto il nostro balletto 'Didone ed Enea decise di aumentare il budget destinato al settore dell'1 per cento. Non un grande salto, ma un segnale importante. E su questo i rapporti con l'Italia potrebbero aiutare moltissimo, anzi mi auguro che si instauri una proficua partnership con il Mic- Spettacolo dal Vivo".

"Insieme potremmo portare avanti molti progetti. E non parlo solo di danza, teatro, ma anche di investimenti ( lo stanno già facendo in parte i cinesi con mega cittadelle destinate all'arte e allo sport ) nell'educazione coreutica, ci sono scuole meravigliose in Tunisia con 200-300 allievi - spiega ancora - Parlo anche di altre professioni legate allo spettacolo dal vivo, come i laboratori di sartoria e di scenografia, la creazione di maestranze o il sostegno ad un rinnovato processo tecnologico. Troppo lenti i tempi della burocrazia in Tunisia. Il Paese è spesso non in linea con il resto del mondo occidentale".

Rapporti artistico- culturali tra i due Paesi che confermano la grande 'amicizia' che è sempre esistita tra i due popoli. "I tunisini hanno conosciuto l'Italia attraverso il grande cinema o attrici indimenticabili come Claudia Cardinale che era di origine tunisina - prosegue Bruni - attraverso la tv e le canzoni di Raffaella Carrà, non amano la Francia, essendo la Tunisia un ex protettorato francese, e i più giovani non amano parlare la lingua, cosa che invece non accade per le generazioni più agé. Continuo a pensare che l'Italia possa realmente trasformarsi in un ponte tra le due civiltà sul Mediterraneo. Per il prossimo anno - annuncia all'Adnkronos - stiamo organizzando un festival nei luoghi sacri dell'archeologia per valorizzare lo spettacolo dal vivo, la storia e la cultura, le missioni italiane, tutto quello insomma che unisce i due Paesi accanto ad una seconda piattaforma della danza italiana in Tunisia".

E sull'attuale situazione confessa che politicamente e soprattutto dal punto di vista sociale è molto complessa. "Ci sono grandi ricchezze, alle volte poco sfruttate ed un controllo piuttosto 'oligarchico' su questi patrimoni - spiega ancora - I giovani fuggono in Europa perché non hanno nulla da perdere e poi diciamolo... attraverso le nuove tecnologie, internet, i telefonini vengono 'guidati' nelle traversate, si danno consigli tra loro, indicano le rotte. Fuggono dalla miseria, è vero, per tentare la sorte, forse anche per avere la possibilità di una vita migliore. Il governo potrebbe far di più per fermare questa diaspora, favorendo loro di emanciparsi. Ma non nascondiamoci altri problemi. Gli omosessuali sono attaccati, discriminati, se scoperti possono anche essere sbattuti in galera, e malmenati. Per questo si fugge anche dalle coste del Mediterraneo. Lo ripeto - conclude Bruni - l'Italia è assolutamente in grado, ha tutte le carte in regola per avviare in Tunisia un processo di straordinaria emancipazione sociale e culturale".

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