Il processo di pace tra il governo turco e i militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, avviato a marzo 2013, potrebbe concludersi entro pochi mesi, a patto che tutti i soggetti coinvolti "facciano la loro parte". Lo ha detto il premier turco Ahmet Davutoglu, in un'intervista alla tv satellitare al-Jazeera.
"Ora c'è una road-map - ha detto il premier - che è stata definita. Se tutti, soprattutto quei segmenti che sono direttamente coinvolti nel processo, fanno la loro parte, allora gli obiettivi desiderati possono essere raggiunti in un tempo più breve, già nei prossimi pochi mesi".
Stesso ottimismo è stato espresso dal curdo Sirri Sureyya Onder, dirigente del Partito popolare democratico (Hdp), che in un'intervista alla Cnn, ha parlato dell'accordo di pace come di un obiettivo raggiungibile in cinque o sei mesi. "Compreso il disarmo (del Pkk, ndr), cinque o sei mesi - ha detto - potrebbero essere abbastanza per noi per raggiungere una pace assoluta. Che è come dire che entro marzo ci lasceremo tutto questo alle spalle".
Due giorni fa, anche il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, aveva fatto sapere dal carcere in cui è rinchiuso dal 1999 che i negoziati di pace sono entrati in una "nuova fase". "In merito al punto a cui siamo arrivati - ha detto Ocalan, secondo una sua dichiarazione diffusa dall'Hdp - le parti hanno compreso a sufficienza la limitatezza dell'attuale approccio e il fatto che non porterà alla pace".
"Il 15 ottobre - ha continuato Ocalan - siamo entrati in una nuova fase del processo che riguarda il futuro democratico della Turchia e sono cresciute le mie speranze su un esito positivo". Il 15 ottobre scadeva l'ultimatum dato da Ocalan al governo turco per un cambio di approccio rispetto alla situazione di Kobane, città siriana a maggioranza curda assediata dai jihadisti dello Stato islamico.
