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Tutte le tappe del caso Assange

11 aprile 2019 | 14.39
LETTURA: 5 minuti

(Ipa/Fotogramma)
(Ipa/Fotogramma)

Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato arrestato dopo essersi rifugiato nell'ambasciata ecuadoriana a Londra dal 2012. Ecco una cronologia delle principali tappe della vicenda:

Luglio 2010: WikiLeaks pubblica il suo 'Afghanistan War Diary', una raccolta di circa 90.000 documenti del governo Usa, principalmente top secret, relativi all'impegno militare delle forze alleate in Afghanistan;
Agosto 2010: i pubblici ministeri svedesi emanano un mandato di arresto europeo per Assange per le accuse di stupro, molestie sessuali e di 'coercizione illegittima', che coinvolgono due donne svedesi. Assange nega le accuse;
Ottobre 2010: WikiLeaks pubblica altri 400.000 documenti classificati, questa volta inerenti la guerra in Iraq;
Dicembre 2010
: Assange si arrende alla polizia britannica. È posto in custodia, ma rilasciato su cauzione dopo che i suoi sostenitori pagano 200.000 sterline (circa 235.000 euro) in contanti e garantiscono una serie di misure cautelative come l'obbligo della firma ed il braccialetto elettronico. Inizia la battaglia legale per la sua estradizione in Svezia;

Febbraio 2011: la Belmarsh Magistrates 'Court di Londra stabilisce che Assange dovrebbe essere estradato in Svezia. Assange giura di appellarsi alla decisione perché teme l'estradizione negli Stati Uniti;

Maggio 2012: la Corte Suprema stabilisce che Assange deve essere estradato in Svezia;
Giugno 2012: Assange si rifugia nell'ambasciata ecuadoriana a Londra, dove chiede asilo politico. Le autorità britanniche minacciano di arrestarlo se lascia la sede diplomatica. L'Ecuador accetta di valutare la sua richiesta di asilo;
Agosto 2012: il governo del socialista Rafael Correa concede asilo a Assange, scatenando una battaglia diplomatica con la Gran Bretagna, che minaccia di entrare nell'ambasciata per arrestarlo;

Agosto 2015: i procuratori svedesi annunciano che tre delle quattro accuse rivolte a Julian Assange sono andate in prescrizione. Rimane in piedi l'accusa per un sospetto stupro nel 2010, per la quale Assange potrà essere incriminato fino al 2020;

Febbraio 2016: un gruppo delle Nazioni Unite stabilisce che la Gran Bretagna e la Svezia hanno assoggettato Assange a una 'detenzione arbitraria' e che dovrebbe essere rilasciato. I due Paesi respingono la sentenza definendola non vincolante;
14 novembre 2016: la procura svedese interroga per la prima volta a Londra il fondatore di WikiLeaks sui fatti dell'agosto 2010 al centro dell'inchiesta.

Gennaio 2017: Assange afferma che potrebbe consegnarsi agli Usa in cambio della libertà per Chelsea Manning, la militare transgender informatrice di Wikileaks, ma dopo la concessione della grazia (avvenuta per commutazione), non si consegna;
19 maggio 2017: i pubblici ministeri svedesi archiviano l'inchiesta per stupro, facendo così decadere il mandato di arresto europeo. Assange accoglie la decisione e giura di combattere contro la sua "terribile ingiustizia". Il ministro degli esteri dell'Ecuador esorta la Gran Bretagna a dare ad Assange un passaggio sicuro;

24 maggio 2017: Lenin Moreno diventa presidente dell'Ecuador dopo aver vinto un ballottaggio fortemente contestato e dichiara che Assange può rimanere all'ambasciata. Il principale avversario di Moreno, il conservatore Guillermo Lasso, aveva dichiarato durante la campagna che, se fosse stato eletto, avrebbe chiesto ad Assange di lasciare la sede diplomatica. Il giorno seguente, Moreno avverte Assange di non intromettersi nella politica interna dell'Ecuador e lo definisce un "hacker".

12 dicembre 2017: l'Ecuador concede la cittadinanza Assange;

11 gennaio 2018: la Gran Bretagna afferma di aver respinto una richiesta di Quito di concedere lo status diplomatico ad Assange, che gli avrebbe permesso di lasciare l'ambasciata senza essere arrestato;
24 gennaio 2018: Moreno rende chiaro che Assange non è più il benvenuto, dicendo che è un “problema ereditario” e un “sasso nella scarpa”;
6 febbraio 2018: un tribunale britannico stabilisce che il mandato di arresto per Assange per la violazione dei termini della libertà condizionale rimane valido;

28 marzo 2018: l'Ecuador rende noto di aver sospeso l'accesso a Internet di Assange e di avergli vietato di ricevere visite perché i suoi messaggi sui social media stanno mettendo "a rischio le buone relazioni" con la Gran Bretagna, l'Unione Europea e altre nazioni. La mossa arriva dopo che Assange ha criticato l'arresto dell'ex leader catalano Carles Puigdemont su Twitter e si è chiesto se Mosca fosse responsabile dell'avvelenamento con un'agente nervino di un'ex spia russa a Salisbury.

Ottobre 2018: l'Ecuador impone una nuova serie di regole ad Assange, dicendo che deve pulire il suo bagno, badare al suo gatto, James, e pagare per la propria elettricità e connessione internet. Il 29 un giudice ecuadoriano respinge la denuncia di Assange secondo cui le nuove regole sono una violazione dei suoi diritti;
15 novembre 2018: negli Stati Uniti emergono rapporti secondo cui il Dipartimento della Giustizia statunitense si sta preparando a perseguire legalmente il fondatore di Wikileak per crimini non specificati

23 gennaio 2019: gli avvocati di Assange chiedono alla Commissione interamericana dei diritti umani (IACHR) di fare un "intervento urgente", sollecitando l'amministrazione Trump a rivelare le accuse "segretamente presentate" contro il giornalista e chiedendo all'Ecuador la protezione per la potenziale estradizione negli Stati Uniti.

15 marzo 2019: l'Iahcr respinge la denuncia di Assange.

2 aprile 2019: Moreno accusa Assange di aver ripetutamente violato le condizioni del suo asilo e, implicitamente, di essere coinvolto nella sottrazione e diffusione sui social media di diverse sue foto private e personali, dove sono ritratti membri della sua famiglia e stanze della sua casa.

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