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Ucraina: un anno fa le violenze sulla Maidan, responsabili impuniti

18 febbraio 2015 | 17.13
LETTURA: 4 minuti

Solo due agenti senza gradi del ministero degli Interni coinvolti nell'abuso dell'uomo costretto a denudarsi al gelo a Kiev sono stati condannati, con la condizionale e solo due ex agenti del Berkut sono ancora in carcere in relazione alle uccisioni, denuncia Amnesty.

La Piazza indipendenza di Kiev il 20 febbraio scorso (foto Infophoto)
La Piazza indipendenza di Kiev il 20 febbraio scorso (foto Infophoto)

I responsabili delle violenze sulla Maidan di Kiev sono rimasti quasi del tutto impuniti, a parte sporadici arresti e alcuni progressi nelle indagini sulle uccisioni degli ultimi giorni delle proteste, denuncia un rapporto di Amnesty International pubblicato a un anno dalla fase più acuta della repressione, fra il 18 febbraio, quando furono uccisi a Kiev almeno 25 manifestanti, e il 20.

L'unico caso per abusi e maltrattamenti concluso con una condanna riguarda due agenti senza gradi del ministero degli interni, condannati a due e tre anni di carcere con la condizionale per abuso di poteri nei confronti di Mykhaylo Havryliuk, l'uomo costretto a rimanere nudo, esposto al gelo di gennaio e ai lazzi delle forze di sicurezza, fra l'altro ripresi dalle telecamere.

Gli inquirenti hanno stabilito che la maggior parte delle persone disarmate uccise sono state colpite da tiratori con il volto coperto identificati, sostengono, come ex agenti del Berkut. Però solo due ex agenti della polizia militare fra i 16 arrestati per queste uccisioni nei mesi successivi alla fine delle proteste, sono rimasti in carcere, dove sono ancora in attesa di processo. Un terzo, rilasciato con restrizioni di movimento, è riuscito a fuggire. I cinque ufficiali dell'Sbu che erano stati arrestati nello stesso periodo sono stati rilasciati.

"Amnesty International non è al corrente di una sola altra incriminazione per abusi e tortura malgrado il gran numero di prove di tali casi", si legge nel rapporto in cui si denuncia che il "processo per rendere giustizia alle vittime rimane dolorosamente lento". Le indagini sono frammentate fra la procura generale, l'Sbu e ilministero degli Interni. Ogni singolo atto giudiziario deve passare attraverso il tribunale di Pecherskiy di Kiev, l'unico ad avere giurisdizione sui fatti della Maidan, e il 90 per cento delle prove documentali -mappe, documenti sul dispiegamento delle forze di polizia, armi in dotazione- è stato distrutto nei mesi immediatamente successivi alla protesta. Senza contare che dopo lo smantellamento del Berkut, molti dei suoi membri sono fuggiti in Russia, in Crimea, o andati a combattere con i separatisti nell'est. Le richieste di interrogatori di alti funzionari vengono poi in larga misure ignorate dal ministero degli interni e dall'Sbu.

Il ministero della sanità lo scorso novembre, aveva stabilito che durante le proteste che a fine febbraio si sarebbero concluse con la fuga del presidente Viktor Yanukovich erano state uccise 106 persone, almeno 77 a Kiev, aveva precisato il procuratore generale, quasi tutti uccisi da colpi d'arma da fuoco. L'organizzazione non governativa Euromaidan SOS, ha denunciato poi che i manifestanti uccisi nel corso delle proteste sono stati 81, con altri 14 morti per cause direttamente riconducibili al movimento della Maidan.

Gli agenti uccisi furono 17. Almeno mille persone sono rimaste ferite fra il mese di novembre, quando la gente ha iniziato a presidiare la Piazza dell'indipendenza di Kiev per protestare contro la decisione di Yanukovich di sospendere i negoziati per la firma di un accordo di associazione con l'Unione europea, e il mese di febbraio.

La scorsa settimana, il presidente Petro Poroshenko ha accettato le dimissioni del procuratore generale Vitaly Yarema, al cui posto è stato nominato il suo vice Viktor Shokin. "La ferita non rimarginata della Maidan è dolorosa per tutti, anche per me. Il compito principale della procura generale è quello di punire i responsabili per le uccisioni dello scorso febbraio", aveva dichiarato Poroshenko dopo il voto a larghissima maggioranza della Verkhovna Rada per la nomina di Shokin.

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