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Nave Moskva, ammiraglio De Giorgi: "Se colpita da missile conseguenze strategiche gravi"

15 aprile 2022 | 14.25
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L'ex capo di stato maggiore della Marina: "La Russia provvederà a rinforzare la flotta del Mar Nero nonostante il trattato di Montreux. Finlandia e Svezia nella Nato? Frontiera rischia diventare nuova cortina di ferro"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Nella guerra Russia-Ucraina "un cambio di scenario nel Mar Nero dipende dalla causa dell’affondamento del Moskva. Se si fosse trattato di incidente, il danno sarebbe soprattutto al prestigio russo oltre che materiale, per la perdita di una nave così potente. Se invece la nave fosse stata colpita da missili Neptune, come affermano gli ucraini, le conseguenze sarebbero molto più gravi sotto il profilo strategico". Lo afferma all'Adnkronos l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di stato maggiore della Marina Militare, all'indomani dell'affondamento dell'incrociatore lanciamissili 'Moskva' nel Mar Nero.

"Vorrebbe dire che la flotta russa non avrebbe più completa libertà di movimento nelle acque prospicienti la costa - sottolinea De Giorgi - vista la minaccia dei missili Neptune. L’ipotesi di operazioni anfibie sarebbe indubbiamente più ardua e potenzialmente onerosa in termini di perdite di mezzi e di uomini".

"E’ verosimile che la Russia provvederà a rinforzare la flotta del Mar Nero aumentando le unità con capacità di difesa aerea per tenere conto della minaccia dei missili Neptune. - evidenzia ancora l'ammiraglio - Ciò sarebbe possibile nonostante la Turchia abbia bloccato il transito dei Dardanelli alle navi militari dei Paesi in guerra, in ottemperanza al trattato di Montreux, tramite una clausola che consente alle navi militari di uno stato che si affaccia sul Mar Nero di raggiungere la propria base. Sarebbe quindi sufficiente che la Russia assegnasse le eventuali navi aggiuntive alla base navale di Sebastopoli in Crimea per ottenere il via libera al transito".

Sull'ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato "va premesso - spiega De Giorgi - che il processo di ammissione di nuovi Paesi alla Nato è piuttosto lungo, essendo articolato in fasi successive. L’ingresso alla Nato avviene su invito espresso all’unanimità dai Paesi partner. In passato ci sono stati casi in cui un Paese si è opposto. La Turchia pose il veto all’ingresso di Cipro e la Grecia bloccò l’ingresso della Macedonia. Non è quindi una questione destinata a risolversi nel brevissimo termine. Non si tratta di una questione indolore. Certamente l’ipotesi di allargamento della Nato alla Finlandia e alla Svezia verrebbe vissuta come un vulnus da parte della Russia, da sempre affetta dalla sindrome dell’accerchiamento - conclude De Giorgi - La prima conseguenza sarà l’ulteriore innalzamento della tensione lungo una frontiera che sembra destinata a diventare la nuova cortina di ferro fra la Russia e il resto dell’Europa".

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