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Ucraina, arrivato primo gruppo fragili: Schintu (Cri) "un viaggio di speranza e tristezza"

22 marzo 2022 | 16.29
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Centro operativo nazionale Croce Rossa - Roma - foto Adnkronos
Centro operativo nazionale Croce Rossa - Roma - foto Adnkronos

E’ arrivato da Leopoli a Roma, presso il Centro operativo nazionale della Croce Rossa, il primo gruppo della missione Cri di evacuazione composto da 29 civili, su un totale di 83 evacuati. Sono cittadini ucraini fragili, in età dai 3 mesi agli 85 anni. Saranno dislocati attraverso la mobilitazione della Protezione civile, dei gruppi regionali Cri e del Terzo settore in Puglia e a Potenza. E’ la prima evacuazione italiana effettuata in Ucraina. "Stiamo perdendo qualcosa, ma abbiamo fatto qualcosa di importante per queste persone", commenta Ignazio Schintu, direttore operazioni ed emergenze e soccorsi della Cri, rientrato dalla missione condotta con 36 operatori e 18 mezzi. "Non andiamo a caso. Ci coordiniamo con la Croce Rossa Ucraina. C’è fratellanza fra di noi, sono stati loro a segnalarci questi casi. Erano 130 ma alcune persone non sono potute partire perché abili per le forze armate". (FOTO)

A quando la prossima missione? "Può avvenire anche fra 12 ore, ma servono le condizioni di sicurezza e la richiesta della Croce Rossa Ucraina. Altrimenti non ci muoviamo perché il rischio è farsi male". "Penso che per essere seri bisogna fare le cose fatte bene. Torneremo se le condizioni di sicurezza lo consiglieranno. Abbiamo perso tra entrata e uscita circa 20 ore in frontiera- riferisce - C’è la legge marziale siamo stati controllati sia dalla frontiera ucraina che polacca". Schintu definisce "irreale" la situazione trovata a Leopoli. "Allarmi continui, ma pochi correvano nei rifugi. Sono assuefatti, forse un modo per esorcizzare". Quindi ricorda "un uomo di 40 anni: ha viaggiato con noi e questa notte ha avuto un incubo. Non è stato facile calmarlo". E guardando agli sfollati ucraini che si aggiravano nel piazzale del Centro operativo, ha commentato l’abbraccio improvviso di un bambino ad una giornalista ed "il filo del soccorritore: un filo invisibile fra operatore e vittima che non va superato. Per questo è importante la formazione". Riuscite a mantenerlo? "A volte si a volte no!", risponde.

"Stiamo facendo tanto, ma non è abbastanza. Servono i fondi, i donatori. Ci rincuora il fatto che oggi non siamo soli, che c’è l’impegno di tutti" e che "abbiamo visto al confine la solidarietà". Ma ammonisce: "Ora tutti ci facciamo prendere dalle scene di guerra. Ma pensiamoci anche dopo, quando caleranno i riflettori. Non dobbiamo mollare" perché "i bambini non sono pacchi, ma esseri umani. Gli anziani sanno che non potranno più tornare. Sono persone fragili. Hanno vissuto questo viaggio con tanta speranza e tristezza. Bisogna lavorare molto su di loro, aiutarli anche psicologicamente".

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