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Ucraina: CeSi, nuovo stallo in crisi, Europa e Usa non spaventano Putin

09 marzo 2014 | 16.37
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''Il vertice europeo di giovedi, al pari dei colloqui a margine della conferenza internazionale sulla Libia tenutasi a Roma e alla lunga telefonata tra Obama e Putin, sembrano non aver sortito effetti sostanziali nella risoluzione della crisi in Ucraina''. Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionale (CeSI), e responsabile del desk Balcani ed Ex Urss, legge cosi', in un'intervista all'Adnkronos, la crisi ucraina.

Infatti, spiega l'esperto di geopolitica, ''la minaccia di sanzioni economiche, di restrizioni sulla concessione di visti e della mancata partecipazione dei Paesi Ue e degli Stati Uniti al prossimo G8 di Sochi non hanno scalfito la posizione di Mosca, tradizionalmente poco sensibile e vulnerabile a condanne formali. Anche gli strumenti di pressione economica -sottolinea lo studioso del CeSi presieduto da Andrea Margelletti- appaiono poco adeguati ad ammorbidire l'unilateralità russa, soprattutto perché l'interscambio commerciale e i rapporti finanziari tra Mosca, Bruxelles e Washington sono talmente intensi che qualsiasi misura restrittiva potrebbe avere un preoccupante effetto boomerang''.

''Basti pensare agli enormi capitali russi -sottolinea l'analista del CeSi- che alimentano il sistema bancario e finanziario delle borse europee, un flusso di denaro irrinunciabile per gli istituti di credito e le società inglesi, svizzere, tedesche e italiane. Inoltre, non è da escludere che, qualora sanzionata economicamente, la Russia non possa rispondere per le rime, utilizzando la dipendenza energetica europea e le forniture di gas come strumenti di politica estera''. (segue)

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