Nelle ultime ore le reti del ministero della difesa dell'Ucraina e di due delle più grandi banche del paese sono state colpite da un attacco informatico. Kiev ha rapidamente puntato il dito contro Mosca e tutto fa pensare che quest’ultimo cyber attacco sia la pedina finale di un complesso gioco di guerra ibrida, oramai in corso tra Russia e Ucraina da 8 anni. Un conflitto che, sul piano digitale, è iniziato da tempo. “Da almeno un decennio - osserva Pierguido Iezzi, Ceo di Swascan, polo italiano della cybersicurezza della britannica Tinexta Group - i leader del Cremlino stanno utilizzando con successo mezzi militari e non militari come un tutt'uno”.
“I battaglioni Btg russi ora schierati al confine con l’Ucraina – osserva Iezzi – hanno efficacemente integrato ai mezzi corazzati un’intrinseca capacità di cyber warfare. Stiamo parlando di veri e propri cyber-soldiers in appoggio alle truppe, in grado di compiere azioni di disturbo digitale. Mosca ha efficacemente integrato il reame digitale in quello bellico creando unità che possono colpire le comunicazioni, le infrastrutture, le reti energetiche avversarie”.
“Quello che vediamo ora in corso in Ucraina – dice il Ceo di Swascan - è il risultato delle esperienze tratte dai conflitti in Cecenia, in Dagestan, in Georgia e Abkhazia, in Crimea. Ma ne abbiamo avuto prova anche in Europa, con i cyber attacchi che paralizzarono la rete in Estonia nel 2007”.
“Sappiamo che Mosca sorveglia gran parte dei criminal hacker che operano sul suo territorio – rivela Iezzi - e sappiamo che ne ha spesso e volentieri fatto uso. Ma non solo: all’inizio di gennaio è venuta alla luce una vera e propria operazione di mappatura sistematica di queste gang portata a termine dall’Fsb, probabilmente come operazione preventiva di “conteggio degli armamenti” a disposizione”.
La lotta contro la guerra ibrida russa è intrinsecamente asimmetrica. L'apertura delle società democratiche occidentali le rende naturalmente più vulnerabili alla disinformazione rispetto allo spazio informativo controllato dalla Russia. “Mosca – rileva Iezzi - ha anche dalla sua parte una completa sovranità digitale. Ovvero possiede il quasi completo controllo della sua infrastruttura internet e delle telecomunicazioni. L’Europa non ha la stessa possibilità”.
L’unico modo di bloccare le incursioni è quello di ristabilire una parità di forze in campo. È necessario costruire un deterrente cyber europeo, in grado di controbilanciare l’attività di guerra ibrida Russa che ha un vantaggio competitivo molto pesante. “Se l’Europa non può dotarsi di un sistema di difesa al livello degli altri attori geopolitici attuali – considera il Ceo di Swascan - può sicuramente usare come deterrente la sua forza e capacità offensive Cyber. Questa è la leva prioritaria su cui dovremmo concentrare gli sforzi europei. Una struttura “proattiva” cyber capace, efficace ed efficiente che possa costituire un deterrente per chiunque volesse minacciare il territorio e gli asset strategici europei. Tale proattività – suggerisce il Ceo di Swascan - dovrà essere ricercata in competenze e in laboratori di ricerca cyber, favorendo una virtuosa collaborazione fra pubblico e privato che metta la competenza dell’uno al servizio delle capacità dell’altro. Del resto, questo è ciò che ci contraddistingue dalle potenze autocratiche in generale e dalla Russia in particolare: la libertà, capace di alimentare la creatività dell’impresa a beneficio sì dei singoli, ma anche della comunità. Forti di questo valore – conclude Iezzi - saremo così capaci di trovare la giusta risposta all’assalto dell’orso russo”.