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Ucraina, Papa: "Dialogo con aggressore puzza ma si deve fare"

15 settembre 2022 | 21.36
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"Difendersi non solo è lecito, ma è anche espressione di amore alla Patria"

(Afp)
(Afp)

"Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza, che sia in guerra, che sia l'aggressore… delle volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare, "puzza" ma si deve fare". Lo ha sottolineato il Papa sul volo di ritorno in Kazakistan spiegando il perché voglia tenere aperto il canale diplomatico con la Russia. "Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre! Perché al contrario - dice - chiudiamo l'unica porta ragionevole per la pace. Delle volte non accettano il dialogo: peccato! Ma il dialogo va fatto sempre, almeno offerto, e questo fa bene a chi lo offre; fa respirare".

"Credo che sia sempre difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno incominciato la guerra, e sembra che il primo passo è stato da lì, da quella parte. E difficile ma non dobbiamo scartarlo, dobbiamo dare l’opportunità del dialogo a tutti, a tutti! Perché sempre c'è la possibilità che nel dialogo si possano cambiare le cose, e anche offrire un altro punto di vista, un altro punto di considerazione", osserva il Papa.

Bisogna dare le armi all'Ucraina? "Questa è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità, che sono tante e poi possiamo parlarne. Ma può essere immorale se si fa con l'intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria".

"Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama. Qui si tocca un'altra cosa che io ho detto in uno dei miei discorsi, e cioè che si dovrebbe riflettere più ancora sul concetto di guerra giusta. Perché tutti parlano di pace oggi: da tanti anni, da settant’anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tanti discorsi di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso? - fa notare - Ucraina-Russia, adesso Azerbaijan e Armenia che si è fermata un po' perché la Russia è uscita come garante, garante di pace qui e fa la guerra lì... Poi c’è la Siria, dieci anni di guerra, che cosa succede lì che non si ferma? Quali interessi muovono queste cose? Poi c’è il Corno d'Africa, poi il nord del Mozambico o l'Eritrea e una parte dell'Etiopia, poi il Myanmar con questo popolo sofferente che io amo tanto, il popolo Rohingya che gira, gira e gira come uno zingaro e non trova pace. Ma siamo in guerra mondiale, per favore...".

Bergoglio racconta una cosa personale, "da bambino, avevo nove anni. Ricordo che si sentì suonare l'allarme del giornale più grande di Buenos Aires: in quel tempo per festeggiare o dare una brutta notizia, suonava quello - adesso non suona più – e si sentiva in tutta la città. La mamma ha detto: "Ma che cosa succede?" Eravamo in guerra, anno 1945. Una vicina viene a casa a dirci: "Ha suonato l'allarme…" e piangeva, "è finita la guerra!". E io oggi vedo mamma e la vicina che piangevano di gioia perché era finita al guerra, in un Paese sudamericano, così lontano! Queste donne sapevano che la pace è più grande di tutte le guerre e piangevano di gioia quando è stata fatta la pace. Non lo dimentico. Io mi domando: non so se oggi noi siamo con il cuore educato per piangere di gioia quando vediamo la pace. Tutto è cambiato. Se non fai guerra, non sei utile! Poi c’è la fabbrica delle armi. Questo è un negozio assassino. Qualcuno che capisce le statistiche mi diceva che se si smettesse per un anno di fare le armi si risolverebbe tutta la fame nel mondo… Non so se è vero o no. Ma fame, educazione… niente, non si può perché si devono fare le armi. A Genova alcuni anni fa, tre o quattro anni fa, è arrivata una nave carica di armi che doveva trasferirle in una nave più grande che andava in Africa, vicino al Sud Sudan. Gli operai del porto non hanno voluto farlo, gli è costato, ma hanno detto: "Io non collaboro". E un aneddoto ma che fa sentire una coscienza di pace. La guerra in sé stessa è un errore, è un errore! E noi in questo momento stiamo respirando quest’aria: se non c’è guerra sembra che non c’è vita. Ma il diritto alla difesa sì, quello sì, ma usarlo quando è necessario".

LA POLITICA - "I Paesi, tra loro l'Italia, devono cercare dei grandi politici, coloro che hanno la capacità di fare politica, che è un'arte. E' una vocazione nobile la politica" dice il Papa, rispondendo a una domanda sulle imminenti elezioni politiche in Italia e su quali debbano essere le priorità.

"Ho conosciuto due Presidenti italiani, di altissimo livello: Napolitano e l'attuale. Grandi. Poi gli altri politici non li conosco. Nell'ultimo viaggio - ha ricordato - ho domandato a uno dei miei segretari quanti governi ha avuto l'Italia in questo secolo: venti. Non so spiegarlo. Non condanno né critico, non so spiegarlo, semplicemente. Se i governi si cambiano così, sono tante le domande da fare. Perché oggi essere politico, un grande politico, è una strada difficile. Un politico che si mette in gioco per i valori della patria, i grandi valori, e non si mette in gioco per interessi, la poltrona, gli agi...". "Papa San Paolo VI ha detto che la politica è una delle forme più alte di carità. Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell'alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta per niente, e anzi tira giù lo Stato, si impoverisce. Oggi la politica nei Paesi d'Europa - ha osservato Bergoglio- dovrebbe prendere in mano il problema, per esempio, dell'inverno demografico, il problema dello sviluppo industriale, dello sviluppo naturale, il problema dei migranti... La politica dovrebbe affrontare i problemi sul serio per andare avanti. Sto parlando della politica in generale".

"La politica italiana non la capisco: soltanto quel dato dei venti governi in vent'anni, un po' strano, ma ognuno ha il proprio modo di ballare il tango… si può ballare in un modo o in un altro e la politica si balla in un modo o in un altro".

CINA - "Qualificare la Cina come antidemocratica io non me la sento, perché è un Paese così complesso" ha sottolineato il Papa sul volo di ritorno dal Kazakistan. "Per capire la Cina ci vuole un secolo, e noi non viviamo un secolo. La mentalità cinese è una mentalità ricca e quando si ammala un po', perde la ricchezza, è capace di fare degli sbagli. Per capire noi abbiamo scelto la via del dialogo, aperti al dialogo. C’è una commissione bilaterale vaticano-cinese che sta andando bene, - ha ricordato- lentamente, perché il ritmo cinese è lento, loro hanno un'eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita. Dalle esperienze avute prima: pensiamo ai missionari italiani che sono andati lì e che sono stati rispettati come scienziati; pensiamo anche oggi, tanti sacerdoti o gente credente che è stata chiamata dall'università cinese perché questo dà valore alla cultura".

"Non è facile capire la mentalità cinese, ma va rispettata, io rispetto sempre. E qui in Vaticano c’è una commissione di dialogo che sta andando bene, la presiede il cardinale Parolin e lui in questo momento è l'uomo che più conosce della Cina e il dialogo cinese. E una cosa lenta - ha detto -, ma sempre si fanno passi avanti. Qualificare la Cina come antidemocratica io non me la sento, perché è un Paese così complesso… si è vero che ci sono cose che a noi sembrano non essere democratiche, quello è vero".

Riferendosi al cardinale Zen, che sarà processato in Cina, il Papa ha detto: "Il cardinale Zen andrà a giudizio in questi giorni, credo. E lui dice quello che sente, e si vede che ci sono delle limitazioni lì. Più che qualificare, perché è difficile, e io non me la sento di qualificare, sono impressioni, cerco di appoggiare la via del dialogo. Poi nel dialogo si chiariscono tante cose e non solo della Chiesa, anche di altri settori per esempio l'estensione della Cina, i governatori delle province sono tutti diversi, ci sono culture diverse dentro la Cina, è un gigante, capire la Cina è una cosa gigante. Ma non bisogna perdere la pazienza, ci vuole eh, ci vuole tanto, ma dobbiamo andare con il dialogo, io cerco di astenermi di qualificarla… ma andiamo avanti". Bergoglio in Kazakistan non ha incontrato il presidente cinese Xi Jimping "Lui aveva la visita di Stato lì, ma io non l'ho visto", ha detto.

IL POPULISMO - Il Papa ha messo in guardia l'Occidente dai "messia dei populismi". E' "vero - ha detto - che l'Occidente, in genere, non è in questo momento al livello più alto di esemplarità. Non è un bambino di prima comunione, no davvero. L'Occidente ha preso strade sbagliate, pensiamo per esempio l'ingiustizia sociale che è tra noi, ci sono dei Paesi che sono sviluppati un po' sulla giustizia sociale, ma io penso al mio continente, l'America Latina che è Occidente. Pensiamo anche al Mediterraneo, che è Occidente: oggi è il cimitero più grande, non dell’Europa, ma dell'umanità. Cosa ha perso l'Occidente per dimenticarsi di accogliere, quando invece ha bisogno di gente".

"Quando si pensa all'inverno demografico che noi abbiamo: c’è bisogno di gente: sia in Spagna - in Spagna soprattutto - anche in Italia ci sono paesi vuoti, soltanto venti vecchiette lì, e poi niente. Ma perché non fare una politica dell'Occidente dove gli immigrati siano inseriti con il principio che il migrante va accolto, accompagnato, promosso e integrato? Questo è molto importante, - ha detto - integrare, ma invece "no" si lasciano vuote le cose. E una mancanza nel capire i valori, quando l'Occidente ha vissuto questa esperienza, siamo Paesi che hanno migrato. Nel mio Paese - che credo siano 49 milioni in questo momento - abbiamo soltanto una percentuale di meno di un milione di aborigeni, e tutti gli altri sono di radice migrante. Tutti: spagnoli, italiani, tedeschi, slavi polacchi, dell’Asia Minore, libanesi, tutti… Si è mescolato il sangue lì e questa esperienza ci ha aiutato tanto. Poi per motivi politici la cosa non sta andando bene nei Paesi dell'America Latina, ma la migrazione credo che in questo momento va considerata sul serio perché ti fa alzare un po’ il valore intellettuale e cordiale dell’Occidente".

"Al contrario con questo inverno demografico, dove andiamo? L’Occidente è in decadenza su questo punto, scade un po’, ha perso… Pensiamo alla parte economica: si fa tanto bene, ma pensiamo allo spirito politico e mistico di Shuman, Adenauer, De Gasperi, quei grandi: dove sono oggi? Ci sono dei grandi, ma non riescono a portare avanti la società. L’Occidente ha bisogno di parlare, di rispettarsi e poi c’è il pericolo dei populismi. Cosa succede in uno stato socio-politico del genere? Nascono i messia: - la denuncia- i messia dei populismi. Stiamo vedendo come nascono i populismi, credo che alcune volte ho menzionato quel libro di Geinzberg, Sindrome 1933: dice proprio come nasce un populismo in Germania dopo la caduta del governo Weimar. I populismi nascono così: quando c’è un livello metà senza forza, e uno promette il messia. Credo che non siamo noi occidentali al più alto livello per aiutare gli altri popoli, siamo un po' in scadenza? Può darsi, sì, ma dobbiamo riprendere i valori, i valori d’Europa, i valori dei padri fondatori che hanno fondato l’Unione Europea, i grandi".

NICARAGUA - "Sul Nicaragua le notizie sono chiare tutte. C’è dialogo. Si è parlato con il governo, c’è dialogo. Questo non vuol dire che si approvi tutto quel che fa il governo o che si disapprovi tutto. No. C’è dialogo e c’è bisogno di risolvere dei problemi”.

“In questo momento ci sono dei problemi. Io mi aspetto almeno che le suore di madre Teresa tornino. Queste donne sono brave rivoluzionarie, ma del Vangelo! Non fanno la guerra a nessuno. Anzi, tutti abbiamo bisogno di queste donne. Questo è un gesto che non si capisce… Ma speriamo che tornino. E che possa continuare il dialogo. Ma mai fermare il dialogo”, ha ribadito.

“Ci sono cose che non si capiscono. Mettere in frontiera un nunzio è una cosa grave diplomaticamente. Il nunzio è un bravo ragazzo che ora è stato nominato da un’ altra parte. Queste cose sono difficili da capire e anche da ingoiare. Ma in America Latina ce ne sono da una parte o dall’altra situazioni del genere”, ha detto.

EUTANASIA - "Uccidere non è umano, punto. Se tu uccidi con motivazioni, sì… alla fine ucciderai di più e più. Uccidere lasciamolo alle bestie" ammonisce il Papa.

LA SALUTE - Il Papa, dopo il viaggio in Kazakistan, potrà riprendere quello in Africa che ha rimandato? "E' difficoltoso. Il ginocchio ancora non è guarito. E' difficoltoso, ma il prossimo lo farò", ha detto Bergoglio sul volo di ritorno dal Kazakistan, riferendosi ad un progetto di viaggio in Bahrein per il prossimo novembre. "Poi - ha aggiunto- ho parlato l'altro giorno con monsignor Welby e abbiamo visto come possibilità febbraio per andare in Sud Sudan. E se vado in Sud Sudan vado anche in Congo. Stiamo tentando. Dobbiamo andare tutti e tre insieme: il capo della Chiesa di Scozia, monsignor Welby e io. Abbiamo fatto un incontro via zoom l'altro giorno su questo".

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