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Ucraina, Politi (Nato Foundation): "Invasione? Putin preme per avere fascia di sicurezza"

14 febbraio 2022 | 17.00
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Secondo l'analista, le truppe ammassate al confine vanno viste come una pressione del leader russo per ottenere l'obiettivo di una fascia di sicurezza

Ucraina, Politi (Nato Foundation):

"Un'invasione imminente dell'Ucraina? Per ora non c'è un solo elemento al di là delle dichiarazioni pubbliche". Intervistato dall'Adnkronos, il direttore della Nato Defense College Foundation, Alessandro Politi, vede nell'ammassamento di truppe attorno all'Ucraina soprattutto un elemento di pressione da parte del leader russo Vladimir Putin "per ottenere il suo obiettivo dichiarato, anche nelle due bozze di accordo con gli Usa e la Nato, di avere una fascia di sicurezza sul fronte occidentale e sud occidentale della Russia senza paesi membri della Nato, parliamo di Bielorussia, Ucraina e anche Georgia".

Le cifre dell'accerchiamento militare dell'Ucraina "sono inverificate, un conto sono 70-90mila uomini, che è quello che alcune cifre più realistiche danno, che permettono ampiamente a Putin di raggiungere i suoi obiettivo, un conto è sommare qualsiasi tipo di truppe nel raggio di 200 km e pensare sia parte di una possibile invasione", ragiona Politi.

"Io mi chiedo perché mai Putin debba invadere l'Ucraina?", afferma Politi, che appare anche scettico anche sulla possibilità di una incursione limitata. "Putin cerca di ottenere questo tipo di garanzia di sicurezza, andare a occupare ulteriori pezzi di Ucraina significa entrare in rotta di collisione con l'Ue e la Nato come entità politica, il che non è senza conseguenze. I tedeschi - spiega l'analista - possono tenersi tre centrali nucleari tagliando il fabbisogno gas e questo sarebbe un danno finanziario diretto al tesoro russo. Inoltre significherebbe togliere a Putin qualsiasi speranza di avere una funzione di sponda nei confronti di Usa e Nato, per non dipendere totalmente dai cinesi, i quali cinesi non è che vogliono impegnarsi a corpo morto in una invasione dell'Ucraina".

La richiesta di una dichiarazione scritta che l'Ucraina non entri mai nella Nato "è chiaramente irricevibile, nessuno vuole il ritorno della dottrina Breznev in Europa, lo sanno anche i russi, fa parte della tattica negoziale. Ma tutto un'altra serie di cose per venire intorno alle esigenza sicurezza russa sono negoziabili", nota Politi. Che ricorda come negli ex paesi del Patto di Varsavia non vi sono basi permanenti della Nato, ma truppe dislocate dopo il 2014, quando la Russia invase la Crimea. E come nel 2008, quando si parlò di politica di porte aperte per Ucraina e Georgia "non vi fu nessun invito formale" a questi due paesi di far parte dell'Alleanza, anche perché "non c'era consenso fra gli alleati" ."La Nato non è il patto di Varsavia, non è che gli americani parlano e gli altri scattano sull'attenti, il consenso è alla base del funzionamento politico della Nato".

"Se si negozia da professionisti è chiaro che ci sarà un compromesso, ma non arriverà subito, non basterà certo una maratona negoziale di nove ore", rimarca Politi, ricordando la necessità di ricostruire un minimo di fiducia fra le parti, fortemente compromessa dopo l'invasione della Crimea. Politi si augura che "le dinamiche interne del Cremlino non portino alla decisione disastrosa" di una invasione, ma ricorda comunque che la Nato ha detto chiaramente che non interverrà militarmente in Ucraina, dato che non è un paese membro.

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