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Ue: cena 'fantastica' tra Renzi e Rutte, vento in Europa inizia a girare

06 febbraio 2016 | 14.24
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Mark Rutte  e Matteo Renzi
Mark Rutte e Matteo Renzi

Trattoria Impero Romano, Kazernestraat, centro dell'Aja, intorno alle 20.30. Uno dei tantissimi ristoranti italiani della città che ospita il governo olandese: 112 recensioni su Tripadvisor: 43 'eccellente' e 46 'molto buono'; il primo commento in italiano segnala che è “uno dei pochi posti in Olanda in cui ho mangiato una pasta quasi al dente”, poco meno di un miraggio da queste parti. Qui Mark Rutte, il 48enne primo ministro dei Paesi Bassi, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha invitato a cena il collega italiano Matteo Renzi, che da settimane cannoneggia la Commissione Europea di Jean-Claude Juncker, restia a concedere all'Italia la flessibilità di bilancio cui il Paese ritiene di avere diritto, come ha messo in chiaro il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, già capo economista dell'Ocse.

Davanti al Des Indes, un boutique hotel dove Rutte e Renzi secondo i rumours del pomeriggio avrebbero dovuto incontrarsi, si radunano i cronisti italiani: di colleghi olandesi nemmeno l'ombra, a quell'ora le pagine a queste latitudini sono già chiuse. E da queste parti un premier che va al ristorante non fa notizia: gli olandesi sono gente 'easy' e vedere Rutte mangiare un piatto di pasta in un ristorante non di lusso è del tutto normale. Anche la security è minima: tre o quattro agenti di polizia in mountain bike, due poliziotte a cavallo che passeggiano. Le biciclette, onnipresenti, sfrecciano liberamente per la via; fa freddino e c'è silenzio.

Poco dopo le 20.30, si materializza davanti ai cronisti appostati una giovane donna sui 35 anni. Alta, capelli rossi, sguardo sveglio. La accompagna un colosso di almeno due metri, avvolto in un cappotto nero: rasato, due mani che intimano rispetto, aria da veterano della sicurezza. La donna si avvicina ai cronisti, sorride e si qualifica: “Servizi di sicurezza, buonasera. Visto che siete qui, vi consiglierei di spostarvi davanti al ristorante, così avrete le inquadrature migliori”. Cronisti e telecamere, per lo più in trasferta da Bruxelles o da Amsterdam, dove si tiene il Gymnich, la riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Unione nel gergo comunitario, migrano davanti all'Impero Romano, appena girato l'angolo.

Luci soffuse, tovaglie bianche, menu italiano con qualche ammiccamento al gusto locale, come gli spaghetti Divino, con mozzarella e parmigiano, gratinati al forno in crosta. Poco dopo le 20.30, ecco Renzi e Rutte. Arrivano passeggiando, si fermano davanti alle telecamere. “Benvenuto!”, dice in italiano, sorridendo, il premier olandese. Liberaldemocratico, in carica dal 2010, Rutte ha otto anni in più di Renzi ed è considerato un alleato dei tedeschi imbevuti di Ordoliberalismus, nemici giurati dell'indebitamento (non della leva di qualche istituto di credito, ma questa è un'altra storia) e di quell'inflazione, che, se fosse un po' più alta, aiuterebbe a ridurre il debito pubblico italiano, in termini reali.

Ma in Europa, forse, il vento sta iniziando a girare: il governo portoghese del socialista Antonio Costa sfida l'Ue approvando un bilancio preventivo espansivo, e la Commissione nicchia, riservandosi di decidere a maggio; in Spagna potrebbe nascere un governo di coalizione tra il Psoe di Pedro Sanchez e Podemos, il movimento post-indignado creato dai giovani ricercatori della Complutense di Madrid, un fatto politico che, se si concretizzasse, potrebbe avere ripercussioni ben al di là dei Pirenei. E anche se la prossima presidenza di turno del Consiglio Ue, dopo i Paesi Bassi, toccherà a un Paese che ha forti legami economici con la Germania, la Slovacchia, il premier Robert Fico, ex comunista e ora socialdemocratico, potrebbe avere posizioni non ciecamente allineate all'ortodossia, vista la sua storia.

Inizia ad esserci, forse, qualche premessa perché la battaglia intrapresa da Matteo Renzi contro l'Europa dei numeri e dei burocrati, che paga anche in politica interna pescando nel bacino dei consensi del Movimento 5 Stelle, non rimanga isolata, ma trovi consensi al di là dell'asse franco-tedesco. Renzi lo sa bene, ma anche Rutte, che è un politico pragmatico (ha nel curriculum esperienze manageriali in Unilever e Calvé), sembra aver fiutato l'aria e all'Aja accoglie il collega italiano con tutti gli onori, riconoscendogli “la leadership in Europa sui temi della crescita e del lavoro”, leadership che, sottolinea, va “messa a frutto”.

La cena, continua Rutte, perfettamente allenato ai media, serve “per rafforzare il legame forte che già abbiamo”: un eufemismo diplomatico, all'apparenza, dopo i dubbi sulla presidenza olandese comparsi a più riprese sulla stampa italiana. Renzi ricambia la cortesia, e assicura di avere “molta fiducia nella presidenza olandese”, dato che “Mark è un grande sostenitore di un'Europa che metta al centro la crescita, meno burocrazia, innovazione, più efficienza”. E “la leadership di Mark” servirà “a migliorare la qualità delle idee in Europa”. I due leader si scambiano cortesie davanti alle telecamere, facendo sfoggio di grande intesa, anche in virtù dell'età (entrambi sono sotto i 50; Renzi ha compiuto 41 anni da poco).

Una volta consegnato il messaggio ai media, niente domande: “I follow Mark”, sorride il premier, infilandosi nel ristorante. Non essendo previsti punti con la stampa, e stando tutti quanti su un marciapiede, ci può anche stare. La cena dura circa due ore e mezza. Da una vetrina del locale che dà sulla strada si vede la tavolata, ci sono una decina di persone. C'è anche il viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ogni tanto esce a fumarsi una sigaretta, incrociando davanti all'Hotel des Indes, e chiacchiera con i cronisti: il mese prossimo si trasferirà a Bruxelles come rappresentante permanente dell'Italia.

All'uscita è ancora miele tra i due leader, segno che la cena deve essere andata bene. O meglio: se è andata male, entrambi lo nascondono molto bene. In ogni caso, al di là degli attestati di stima, Renzi e Rutte non fanno trapelare alcun dettaglio, se non l'elenco dei temi trattati. “Avevo fiducia nella presidenza olandese prima della cena e dopo ne ho ancora di più. Penso che le idee di Mark sul futuro dell'Europa siano molto buone e spero che possiamo lavorare molto bene insieme. Lo aspetto a Roma per un incontro il prossimo maggio”, scandisce Renzi. Rutte ricambia: la cena, dichiara, è stata “fantastica” e ha reso “più profonda la nostra amicizia. Il nostro obiettivo comune è avere un'Ue meno complessa, focalizzata sul lavoro e sulla crescita. Siamo in totale accordo e resteremo in contatto molto stretto”.

Naturalmente, aggiunge Rutte, “abbiamo discusso anche della crisi dei migranti e su come possiamo lavorare insieme su questo tema”. Come tutta questa concordia possa accordarsi con le posizioni della Germania, tuttora egemone in Europa malgrado la fase non brillante che vive Angela Merkel, con il rischio dell'avvento di una mini-Schengen del Nord Europa, con le forze globali che concorrono a tenere bassa l'inflazione, come ha sottolineato Mario Draghi, e con il rischio, tuttora pendente, che sui conti pubblici italiani venga aperta una procedura d'infrazione, non è dato sapere. Ma probabilmente è troppo presto: intanto, dopo settimane in cui hanno tuonato le artiglierie, è arrivata l'ora della diplomazia e del dialogo tra gli Stati. Come ha detto il vicepresidente francese della Commissione, Pierre Moscovici, che ha una lunga esperienza comunitaria, in Europa “il dialogo e il compromesso prevalgono sempre sullo scontro”.

E ieri Renzi ha anche parlato a lungo al telefono con il presidente francese François Hollande, socialista, con un deficit/Pil ben più elevato di quello italiano ma consapevole dell'importanza dell'asse franco-tedesco, che assicura alla Francia un peso determinante. Anche all'uscita dal ristorante, all'Aja, niente domande: l'ora è tarda, sono le 23 passate, e Renzi deve prendere l'aereo. “La mia unica preoccupazione è che chiuda l'aeroporto”, si schermisce sorridendo in inglese, prima di raggiungere la macchina. Prima di rientrare, non manca di lanciare una battuta calcistica ai ristoratori espatriati: “Ciao ragazzi, mi raccomando eh, per lo scudetto ci siamo messi d'accordo”.

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