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Ue, Gros: "Riforma del patto di stabilità nel 2023"

30 marzo 2022 | 09.34
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L'economista tedesco direttore del Ceps, think tank con sede a Bruxelles: "Si va verso un altro anno di circostanze eccezionali"

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Con la guerra in Ucraina che è subentrata alla pandemia di Covid-19, tuttora in corso, nell'Ue si va "verso un altro anno di circostanze eccezionali". Quindi, è probabile che le decisioni sulla riforma delle regole di bilancio arrivino "nel 2023", con norme flessibili, 'su misura' per la situazione in cui versa ogni singolo Paese. Tutto questo sempre che a giugno non ci sia un "armistizio" in Ucraina e i prezzi dell'energia siano già quelli di "prima della guerra". A dirlo all'Adnkronos è l'economista tedesco Daniel Gros, direttore del Ceps, think tank con sede a Bruxelles.

Come ha detto Paolo Gentiloni da Bucarest, ci vorrà "qualche mese in più" per chiudere la discussione sulla revisione delle regole. Per Gros si va nella direzione di soluzioni 'su misura', ma "economicamente - sostiene - la cosa non ha senso". Il fatto è, spiega, che "i tedeschi non sono più missionari: dicono 'noi stiamo alle nostre regole, ma se gli altri non lo faranno, problemi loro'". Per cui in Ue arriveranno probabilmente "regole più morbide". In sostanza, si dirà che "'ognuno faccia quello che vuole', ma poi ovviamente 'non ci chiedano aiuto se va male', è il sottinteso". Ragion per cui, secondo Gros, "l'Italia dovrebbe pensarci due volte" a cambiare le regole attuali. Per l'economista, inoltre, l'argomento "per cui i Paesi ad alto debito non potrebbero mai ridurre il debito di un ventesimo" della quota eccedente il 60% del Pil "è sbagliato", perché non tiene conto del ruolo dell'inflazione, che incrementa il Pil nominale. "La regola - sottolinea - è proporzionale. Più aumentano i prezzi, più diventa facile rispettarla".

"Il prezzo del petrolio resterà alto"

Insomma, per Gros nell'attuale contesto caratterizzato da un'inflazione elevata "la regola del debito potrebbe essere rispettata più facilmente". Eppure, molti dicono che sarebbe impossibile da rispettare: "L'argomento sembra liscio - osserva Gros - passa così. E nessuno guarda alle cifre, che sono scomode". I governi però impiegano fior di economisti: "Lo sanno anche loro - sorride Gros - ma l'argomento è conveniente e sembra che i media lo accettino".

Comunque, prevede, "mi aspetto una forma di accordo nel 2023, più o meno 'agree to disagree'", cioè concordare sul fatto di non essere d'accordo. E la Commissione, nota, "sarebbe contentissima con regole nazionali: ognuno ha il suo percorso. E chi determina il percorso? Guarda caso, la Commissione". "Naturalmente - avverte - se a giugno siamo con l'armistizio" in Ucraina "e con prezzi energetici anteguerra, la cosa è un po' diversa. Ma credo che, anche se ci sarà l'armistizio, le tensioni rimarranno. E il prezzo del petrolio credo rimarrà alto non tanto per ragioni geostrategiche, quanto - conclude - per i mancati investimenti degli ultimi tre o quattro anni". Ragionamento che vale anche e soprattutto "per il gas".

 

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