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Migranti: Ue riforma Blue Card per lavoratori qualificati extraeuropei

07 giugno 2016 | 17.56
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Migranti: Ue riforma Blue Card per lavoratori qualificati extraeuropei

La Commissione Europea lancia un piano di azione per sostenere gli Stati membri nell'integrare i cittadini di Paesi terzi e punta a riformare la Blue Card, una sorta di parente europeo della 'green card' statunitense, introdotta nel 2009 per attrarre i lavoratori extra Ue altamente qualificati. Il sistema della Blue card, riconosce la Commissione, "si è rivelato deficitario e non attrattivo finora, ed è quindi sottoutilizzato", dato che le condizioni di ammissione sono restrittive e, per di più, non è esaustivo, dato che esistono regole, condizioni e procedure parallele a livello nazionale. Il risultato, spiega la Commissione, è che "solo il 31% dei migranti altamente qualificati diretti nei Paesi Ocse scelgono l'Ue come destinazione, il che vuol dire che i migranti altamente qualificati scelgono altre destinazioni che competono a livello economico con l'Ue", come per esempio gli Usa, la cui economia continua ad attrarre lavoratori altamente qualificati da tutto il mondo.

Per il commissario alle Migrazioni e Affari Interni Dimitris Avramopoulos "se vogliamo gestire le migrazioni nel lungo termine, dobbiamo iniziare a fare investimenti ora, nell'interesse di tutti. La rapida ed effettiva integrazione di cittadini di Paesi terzi è di importanza chiave nel fare delle migrazioni un beneficio per l'economia e la coesione della nostra società". "Nello stesso tempo - continua Avramopoulos - dobbiamo attrezzare meglio i nostri sistemi a confrontarsi con il mercato del lavoro e con le carenze di competenze nel futuro. Lo schema rivisto della Blue Card renderà più facile ed attraente per cittadini di Paesi terzi altamente qualificati venire a lavorare nell'Ue, rafforzandone così la crescita economica".

La riforma della Blue card mira a stabilire uno schema unico europeo per i migranti altamente qualificati, facilitando anche gli spostamenti intra Ue per gli stessi. Viene poi abbassata da 12 a 6 mesi la durata minima del contratto di lavoro richiesto, "per allinearsi alla realtà del mercato del lavoro", dove sono sempre più frequenti i contratti a termine di breve durata. Lo schema viene inoltre allargato alle persone bisognose di protezione internazionale che abbiano competenze elevate. Per quanto riguarda il piano di sostegno all'integrazione prevede azioni in varie aree chiave, specialmente per le persone bisognose di protezione internazionale, come l'educazione e la formazione al lavoro, l'accesso ai servizi di base e l'inclusione sociale.

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