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Lavoro: Uil, con riforma cig e mobilità rischio disoccupazione al 13,7%

09 ottobre 2014 | 16.09
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Il III rapporto del Servizio Politiche del lavoro del sindacato.

Lavoro: Uil, con riforma cig e mobilità rischio disoccupazione al 13,7%

Con la riforma della cassa integrazione e della mobilità si rischia che il tasso di disoccupazione passi dal 12,2% al 13,7%. Ad affermarlo è il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, commentando il III rapporto del Servizio Politiche del lavoro della Uil che ha elaborato i dati dei percettori e della spesa degli ammortizzatori sociali dal 2008 al 2012, analizzando i Rendiconti e i Rapporti Inps. "Le ripercussioni sui livelli di disoccupazione dell'annunciata riforma degli ammortizzatori sociali -sottolinea- sarebbero davvero preoccupanti: una semplice simulazione lo conferma. I dati a disposizione per il 2013 fanno registrare, al momento, una unità lavorativa annua pari a 389mila unità coperte dagli ammortizzatori che la riforma vorrebbe superare (mobilità, cassa integrazione straordinaria e in deroga). Se la riforma fosse stata già in vigore, dunque, queste Ula si sarebbero trasformate in nuova disoccupazione: sulla base di alcune nostre stime, si sarebbe passati dall'attuale tasso del 12,2% ad un probabile 13,7%".

Anche questo governo, come tutti i precedenti, rileva ancora Loy, "non sfugge alla tentazione di riformare il mercato del lavoro e cioè di come si entra e si esce dall’impresa e, implacabilmente, anche alla voglia di riformare (stravolgere?) il sistema di protezione sociale. Lo diciamo con chiarezza e alla luce dei dati che presentiamo: non ci convince l’ipotesi che si sposti la protezione dall’azienda a fuori (quindi al disoccupato), quando ci sono serie speranze di ripresa dell’impresa".

In sostanza, rileva ancora Loy, "consideriamo sbagliata e velleitaria l’idea di caricare solo sull’Aspi (che è bene comunque rafforzare e allargare), il peso di garantire una forma di reddito alle persone indebolendo lo strumento della Cassa Integrazione, che certamente si può rafforzare e migliorare ed estendere. Rimane di vitale importanza quest’ultimo strumento perché le ristrutturazioni (spesso necessarie) non si completino con la fuoriuscita delle persone e del capitale umano che la stessa impresa ha nel tempo fatto crescere". Le politiche d’innovazione industriale e produttiva (quando ci sono e quando lo stato le costruisce), se non supportate da adeguati strumenti di 'aiuto' ai lavoratori, conclude Loy, "rischiano di allargare quello che abbiamo definito il 'cratere del lavoro'".

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