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Uil: "Dall'inizio della crisi persi un milione di posti di lavoro"

16 luglio 2014 | 11.27
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Lo afferma il sindacato nel rapporto dal titolo 'No Pil? No Jobs' in cui si fa presente che di questi oltre 567mila erano di lavoratori dipendenti. E nel 2013 una persona su 3 ha sperimentato difficoltà, sotto forma di sofferenza e insicurezza

(Foto Xinhua)
(Foto Xinhua)

Nel 2013 una persona su 3 in età lavorativa ha sperimentato difficoltà sul lavoro, sotto forma di sofferenza e insicurezza. Si tratta di quasi 13 milioni di donne e uomini (+42,6% sul 2008) che hanno un lavoro instabile, che hanno subito una riduzione di orario o lo hanno perso. Lo afferma la Uil nel rapporto dal titolo 'No Pil? No Jobs' in cui si ricorda come dall'inizio della crisi siano andati persi un milione di posti di cui oltre 567mila di lavoratori dipendenti.

In dettaglio, segnala la Uil, nel solo 2013, 4,2 milioni di persone hanno vissuto l'esperienza degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità, ASPI e mini ASPI), con un aumento del 57% rispetto al 2008 (1,5 milioni di persone in più); 3,1 milioni di persone sono alla ricerca attiva di un posto di lavoro, in aumento dell'83,8% rispetto al 2008 (1,4 milioni di persone in più); 1,8 milioni sono le persone che, rassegnate, un lavoro neanche lo cercano.

È aumentato, inoltre, il ricorso al part-time involontario (70,1% in più), con circa 500mila persone coinvolte; 2,2 milioni di persone hanno un lavoro a termine; infine oltre 1 milione di persone ha un contratto di lavoro non subordinato (collaborazioni, buoni lavoro, tirocini), ma che in realtà nasconde rapporti di lavoro dipendente. A questi andrebbero aggiunti ulteriori 400mila persone che, pur lavorando con partita IVA, svolgono di fatto lavoro subordinato.

La sofferenza, tuttavia, ricorda il rapporto Uil, non si misura soltanto con la quantità ma, anche, con la qualità del lavoro e delle retribuzioni. Anche il reddito medio da lavoro dipendente e assimilato segna il passo in questo periodo, ed è un ulteriore parametro indicativo dello stato di salute del nostro sistema produttivo. Si è passati dagli oltre 21,1 milioni di contribuenti del 2008 ai 20,8 milioni del 2013; il reddito medio imponibile è passato dai 19.640 euro del 2008 ai 20.282 euro del 2013, crescendo molto al di sotto dell'indice dei prezzi al consumo.

Nell'indicatore della 'sofferenza occupazionale' dalla Uil nove regioni si pongono con un indice al di sopra della media nazionale: sono le 8 regioni del Mezzogiorno più le Marche. A guidare questa poco lusuinghiera classifica c'è la Calabria, seguita da Campania e Puglia; meno malessere in Lombardia, nella Provincia Autonoma di Bolzano e in Veneto. Il Sud si colloca 31,6 punti percentuali al di sopra della media nazionale, mentre nel Centro Nord tutti e 3 gli indicatori fanno segnare indici al di sotto della media. Tutti i singoli parametri fanno registrare un malessere occupazionale più accentuato al Sud, con la sola eccezione della cassa integrazione che, in tale macro area, è al di sotto della media nazionale e il Centro Nord al di sopra.

Sono 46 le Province che presentano, nel 2013, un indice di disagio occupazionale al di sopra della media nazionale, quasi tutte collocate nel Sud con l'eccezione di 10 province collocate nel Centro Nord, tra cui Rimini, Latina e Ascoli Piceno. Al primo posto troviamo Vibo Valentia, seguita da Crotone, Benevento, Foggia e Napoli; mentre il minor disagio si registra a Milano, Prato, Parma, Reggio Emilia e Lodi.

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