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Privatizzazioni: Uiltec, no a cessione quote Eni-Enel solo per interesse min. Economia

29 agosto 2014 | 13.34
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Pirani al governo: serve confronto su politiche energetiche e asset industriali.

Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec
Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec

"Di per sè il fatto che arrivino investimenti esteri è un fatto positivo e noi non ci opponiamo a cessione di quote di società. Ma il problema è il contesto in cui questo avviene. Noi temiamo che la politica del governo sui grandi asset industriali sia collegata solo agli interessi del ministero del Tesoro, e questo non va bene. Chiediamo al governo di confrontarsi sulle politiche energetiche e sugli asset industriali". Così Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, con Labitalia, sulle privatizzazioni di quote di Eni ed Enel.

"Lo Stato -spiega Pirani- ha già ceduto una parte della nostra Rete, con quote di Snam e Terna, alla compagnia di stato cinese attraverso la Cassa depositi e prestiti. E adesso anche la cessione di quote di Eni ed Enel, in un ambito così importante per il nostro Paese come le politiche energetiche".

Ma al sindacato, in particolare, non vanno giù i programmi per il futuro di Eni ed Enel. "A preoccuparci -rimarca- sono i piani industriali presentati dai nuovi amministratori di Eni ed Enel. In quello di Eni c'è la tendenza a dismettere la raffinazione e si intravede un forte 'rattrappimento' della chimica. Il rischio concreto quindi è che Eni diventi una 'trade company' che vende e acquista idrocarburi e fa ricerche di giacimenti in giro per il mondo perdendo così quel carattere di asset industriale per il Paese".

E anche per Enel, secondo Pirani, le prospettive non sono certo rosee. "Enel ha venduto invece le partecipazioni che aveva nell'Est Europa -sottolinea- e ha presentato un piano di riorganizzazione della Rete in cui non si parla di quelle attività che anche qui ne facevano un asset industriale per l'Italia. La prospettiva è quella di diventare un'azienda che semplicemente vende e compra elettricità".

"A nostro parere quindi l'entrata di capitali stranieri in un contesto di questo tipo -insiste il segretario generale della Uiltec- rischia di non avere un effetto positivo sulle nostre politiche energetiche. Il governo non può ragionare solo in termini di vantaggi e interessi del ministero dell'Economia. Noi vogliamo sapere dove vanno queste aziende".

Per il sindacato serve un confronto con il governo. "Va bene l'incontro di un'ora e mezza del premier con Landini -insiste Pirani- ma noi da tempo abbiamo chiesto l'apertura di un confronto per sapere dove vanno le nostre politiche energetiche e la politica industriale del Paese. Va bene la richiesta di flessibilità sul 3% ma deve essere accompagnato da una politica di sviluppo per il Paese".

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