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Ultimatum dell'Is alle milizie libiche: via da Sirte. Uomini armati occupano edifici del governo

14 febbraio 2015 | 12.40
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Esplode un altro oleodotto, interrotto il flusso di greggio verso Tobruk. Manifestanti in piazza a Bengasi per chiedere che sia creato un Consiglio militare con a capo il generale Khalifa Haftar per affrontare la minaccia dello Stato Islamico

(Xinhua)
(Xinhua)

I jihadisti dello Stato Islamico (Is) hanno dato tempo fino a domani alle milizie locali perché lascino Sirte, la città libica che si trova 450 chilometri a ovest di Tripoli conquistata dai miliziani. Lo riporta il Libya Herald. Ieri i jihadisti hanno anche preso il controllo di due emittenti radiofoniche di Sirte, 'Free Voice' e 'Radio Mikdashi', attraverso le quali hanno trasmesso versetti del Corano e discorsi del califfo dell'Is Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce del gruppo Abu Mohammed al-Adnani.

Il quotidiano locale al-Wasat ha quindi riferito che l'aviazione libica ha condotto vari raid sui miliziani dell'Is, ma a ora non è noto il numero delle vittime.

A Sirte uomini armati hanno preso il controllo di diversi edifici governativi, compresi uffici dell'amministrazione locale, stazioni radiofoniche e televisive. Lo riporta l'agenzia di stampa statale libica, spiegando che uomini armati hanno costretto gli impiegati statali a lasciare il palazzo del governo locale dopo aver fatto irruzione nell'edificio. Al momento non si hanno notizie di eventuali vittime.

Un'esplosione nell'oleodotto di al-Sarir provocato da militanti nel sud della Libia ha portato all'interruzione del flusso di greggio alla città orientale di Tobruk, dove ha sede il Parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale. L'oleodotto trasporta circa 180mila barili al giorno al terminal di esportazione di al-Hariga a Tobruk e ci vorrà almeno una settimana prima che l'impianto possa tornare in funzione.

Al momento l'attentato non è stato rivendicato. Ieri miliziani legati allo Stato Islamico avevano attaccato l'oleodotto di al-Bahi nella Libia centrale. La compagnia petrolifera nazionale libica ha avvertito che se continueranno gli attacchi contro gli oleodotti sarà costretta a ''interrompere le operazioni nel Paese''.

Intanto diverse centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Bengasi per chiedere che sia creato un Consiglio militare con a capo il generale Khalifa Haftar per affrontare la minaccia dello Stato Islamico in Libia. Secondo quanto riporta Libya Herald, i manifestanti hanno anche chiesto le dimissioni del governo di Abdullah al-Thinni e la rottura dei rapporti diplomatici con la Turchia e il Qatar, entrambi accusati di sostenere la milizia islamica 'Alba della Libia'. In una manifestazione di crescente rabbia verso l'Occidente, durante la protesta è stato anche chiesto di interrompere i rapporti con Stati Uniti e Gran Bretagna, accusati di voler destabilizzare il Paese. Manifestazioni pro Haftar si sono svolte anche a Beida e a Tobruk.

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