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Usa: W. Post, un uomo solo al comando, Trump vira al regime

02 ottobre 2019 | 14.06
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Il Washington Post ricostruisce l'uso personalistico delle agenzie federali da parte del presidente e lo indica come elemento chiave di autoritarismo non di repubblica

 (AFP)
(AFP)

Le rivelazioni emerse negli ultimi giorni sul Kievgate gettano luce anche sull'uso personalistico, delle agenzie federali, da parte di Donald Trump che da neofita della macchina governativa ha ora acquisito sicurezza sull'esercizio del potere, liberandosi di chi ha cercato di fare da 'guardrail' e promuovendo coloro che dimostrano lealtà seguendo i suoi ordini, denuncia il Washington Post per cui "le preoccupazioni personali del Presidente sono diventate una priorità di dipartimenti, che tradizionalmente operano invece con un certo grado di indipendenza politica dalla Casa Bianca, e dei vertici di tali dipartimenti, trascinati nelle ossessioni del loro boss".

"L'Attorney General Barr e il segretario di Stato Mike Pompeo sono persi nella macchina della nebbia. Sembrano ostaggi della visione perversa del mondo del presidente. I regimi autoritari hanno sempre questo genere di problema, tutta l'attività del governo è il prodotto della personalità dei loro leader, ma in una repubblica è inusuale", ha commentato Timothy Naftali, storico ed ex direttore della Biblioteca e Museo presidenziale Richard Nixon.

"Non sono certo che della squadra iniziale di Trump siano rimasti in molti, o addirittura che sia rimasto qualcuno, che considera come sua responsabilità quella di aiutare a educare, moderare, illuminare e persuadere, perfino consigliare. C'è una nuova etica, rispetto a quella iniziale, che era quella di proteggere le istituzioni, moderare alcune delle sue oscillazioni più marcate, resistere piuttosto che seguire i suoi impulsi: ora è la presidenza di un uomo solo", ha spiegato un ex alto funzionario dell'Amministrazione. "Ci troviamo adesso di fronte a un Trump scatenato, senza limiti e fuori di testa. Continua a spingersi oltre, e oltre e ancora oltre e ora non penso che ci sia nessuno che gli dice 'no'", ha aggiunto.

La transizione di Donald Trump appare chiara: rispetto a quando si è insediato alla Casa Bianca, ora si sente ora più coraggioso nel prendere decisioni e con il passare del tempo si è sistematicamente liberato della sua squadra iniziale, dal segretario della difesa, James Mattis, il segretario di Stato Rex Tillerson, gli ex capi dello staff Reince Priebus e John Kelly, l'ec consigliere per la sicurezza nazionale H.R.McMaster e l'ex consigliere economico Gary Cohn, solo per citare i più noti.

Siamo di fronte a un riorientamento fondamentale della democrazia americana, sottolinea lo storico di Yale Timothy Snyder, autore di "On Tyranny", una guida alla resistenza di quella che descrive la svolta americana verso l'autoritarismo. "Piuttosto che il sistema noioso che diamo per scontato, dove ci si trova di fronte a leggi basate sui fatti, abbiamo una personalità che crea la realtà a sua immagine. In un primo momento, questa realtà appare solo come confusa e sembra rovinare tutto, ma dopo un pò il leader inizia a trascinare la gente in questa realtà, costringendola a difenderla o a dimostrarla. Questo è quanto sta accadendo in questo momento in questo paese", ha spiegato.

L'acquiescenza è diventata cruciale per sopravvivere nell'amministrazione. Trump ha rafforzato i legami con chi ha sposato la retorica del 'deep state' e le 'fake news'. Il suo entourage lavora su questi temi, arrivando anche a destinare risorse federali a questo. Come il segretario del Tesoro Steven Mnuchin, che ha operato per bloccare l'accesso ai deputati democratici che chiedevano le dichiarazioni dei redditi del presidente, che Trump si è rifiutato di rendere pubbliche.

I casi più recenti dell'uso personalistico delle istituzioni da parte di Trump è emerso con particolare forza negli ultimi giorni, con l'esplosione del Kievgate. Il dipartimento della Giustizia ha dato la priorità a una inchiesta da cui il Presidente auspica di poter ricavare elementi utili per smontare la conclusione dell'intelligence, circa l'interferenza di Mosca nelle elezioni del 2016. E' nel quadro di questo sforzo che l'Attorney General William Barr ha incontrato rappresentanti di agenzie di intelligence straniere (e italiane) per chiedere loro aiuto nell'"indagare gli inquirenti". "L'idea alla base dell'investigare l'inchiesta è che getti dubbi sui fatti noiosi. Anche se non ottieni risultati vincenti con la tua fiction avventurosa, vinci lo stesso se la tua fiction avventurosa getta subbi sui fatti noiosi", spiega Snyder.

Il dipartimento di Stato ha investigato i dati sulle mail di almeno 130 funzionari o ex funzionari che hanno scritto a Hillary Clinton, quando era segretaria di Stato, al suo indirizzo privato. Il segretario di stato Mike Pompeo ieri ha sollecitato il Congresso a bloccare le testimonianze di cinque funzionari del dipartimento (fra cui l'ex inviato per l'Ucraina, Kurt Volker e l'ex ambasciatore a Kiev, Marie Yovanovitch , convocati per i prossimi giorni a riferire nel quadro del Kievgate e del processo di impeachment del presidente.

La stessa Casa Bianca: il 25 luglio scorso, Donald Trump presidente ha sollecitato Volodymir Zelensky a promuovere inchieste di corruzione, prive di elementi fondanti, su Joe e Hunter Biden,, laddove Joe Biden è il principale rivale di Trump in vista delle prossime elezioni. Il vice presidente Mike Pence il primo settembre è stato in Polonia, dove ha incontrato Zelensky, a cui ha chiesto di contrastare la corruzione, come a ribadire la richiesta di Trump, sulla presunta corruzione dei Biden, messaggio convogliato prima dello sblocco degli aiuti militari Usa a Kiev (avvenuto il 13 settembre).

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