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Una mamma umana per la lupa Isabeau

06 giugno 2014 | 15.51
LETTURA: 4 minuti

Sfata il mito del lupo cattivo il commissario capo del Corpo Forestale dello Stato Cassandra Vantini che, nel Centro Visita del Lupo di Popoli, in provincia di Pescara, ha adottato fin dalla nascita l’animale perché dare aiuto alla madre molto anziana (FOTO)

(Foto di Luca Verducci)
(Foto di Luca Verducci)

”Il lupo pericoloso? Aggressivo?”, Cassandra Vantini, commissario capo Corpo Forestale dello Stato e medico veterinario, sorride. “Il lupo è pericoloso solo se messo in condizioni tali da non avere vie di fuga - spiega all’Adnkronos - Tutti gli animali selvatici fuggono dall’uomo, il ‘super predatore’. Quindi sfatiamo il mito del lupo cattivo: non esistono animali cattivi, esistono predatori e prede”. E’ decisa e la prende anche un po’ sul personale, perché lei è la mamma umana di un lupo. Una lupa, per essere esatti, di nome Isabeau. (FOTO)

Un rapporto, quello tra Cassandra e Isabeau, che ha rimesso in discussione le convinzioni sui lupi: “il lupo - specifica - è un mammifero come noi e diventa aggressivo solo per difesa. E’ un animale sensibile, che crea unioni per la vita e organizza un branco preciso”. E lei di quel branco è diventata un membro a tutti gli effetti. Il branco in questione è quello che vive nel Centro Visita del Lupo di Popoli, in provincia di Pescara.

Il centro nasce come “banca genetica” del lupo, animale che 30 anni fa ha rischiato di scomparire dal nostro Paese. L’obiettivo del centro, quindi, è stato din dall’inizio quello di conservare un nucleo sano di lupi che potesse riprodursi. Da una coppia di questa popolazione di lupi è nata Isabeau, “cucciolo che ho adottato sin dalla nascita perché la madre era molto anziana e aveva bisogno di aiuto”, racconta la Vantini.

“Con Isabeau ho instaurato subito un forte legame”, aggiunge ricordando che da cucciola l’avvolgeva nei suoi capelli perché si sentisse a suo agio e accettasse il biberon. “Oggi Isabeau mi riconosce come membro del suo branco, mi sente anche 1 km di distanza, quando arrivo al centro mi salta addosso per farmi le feste e mi segue durante le passeggiate”, racconta Cassandra Vantini.

Anche questo rientra tra gli obiettivi del centro di Popoli: studiare il rapporto uomo-lupo e dimostrare che non si tratta di un animale pericoloso.

Il centro si occupa in via prioritaria della tutela del lupo e ospita animali in difficoltà, feriti, sequestrati (ha ospitato anche due lupi siberiani) con l’obiettivo di reimmetterli in natura. Ma quando questo non può realizzarsi (perché non si tratta di specie autoctone, perché sotto sequestro, oppure perché non si riescono a recuperare al 100%) i lupi restano nel centro ed entrano a far parte di un progetto incentrato proprio sullo studio dei rapporti lupo-uomo. Rapporti tranquilli, secondo il commissario capo Vantini. “A Popoli non abbiamo mai ricevuto un’aggressione da parte dei lupi, pur lavorando a stretto contatto con loro”.

”Problemi ci sono stati anni fa, quando in Italia nel dopoguerra abbiamo passato un periodo molto critico con la rabbia silvestre, e ci sono stati casi di aggressione da parte di lupi, canidi e volpi - continua - Anche per questo fino agli anni ‘70 il lupo è stato cacciabile: lo dimostrano le famose lupare, i fucili usati per sparare ai lupi. Dal ‘71 sono arrivate le prime leggi a favore dei lupi”, ed è una fortuna perché “il lupo è un predatore e si pone al vertice della catena alimentare. Ma ha anche un importante ruolo nel ristabilire gli equilibri. Un esempio: la principale preda selvatica del lupo è il cinghiale, che è decisamente più impattante sul territorio rispetto al lupo. E’ grazie al lupo che si mantiene in equilibrio la densità numerica del cinghiale”.

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