"Il fondo Atlante sarà operativo nelle prossime settimane. È ancora in fase di avvio e dovrà intervenire in caso di necessità di aumento di capitale e nella gestione delle sofferenze". L'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, risponde così alle domande degli azionisti in occasione dell'assemblea che si è tenuta a Roma e ha visto la partecipazione del 46,43% del capitale azionario.
In quest’ottica "se Atlante funzionerà, e penso che funzionerà, darà una mano importante" nella riduzione delle sofferenze, sottolinea. Unicredit si è impegnata ad aderire al fondo Atlante, nato come salvagente per i futuri aumenti di capitale delle banche italiane e per l’acquisto di sofferenze, con un apporto fino a un miliardo di euro acquisendo una quota non superiore al 20% e intende fare il possibile affinché l’aumento di capitale di Popolare Vicenza, di cui è garante unico, vada in porto con successo.
Un 'fardello', quello delle sofferenze, che pesa sull'istituto bancario. "Abbiamo crediti in sofferenza per 50 miliardi, di cui 15 in Italia, ma non possiamo dimenticare che veniamo da 7-8 anni di recessione", ricorda. "Il sistema ha sofferenze elevate e noi ne abbiamo meno della media delle banche italiane. Nel 2014 in Unicredit le sofferenze sono cominciate a scendere e in due anni siamo più attivi nella vendita. Nei prossimi anni lo stock delle sofferenze si ridurrà ad un livello accettabile", assicura.
In particolare l'istituto bancario registra un "miglioramento decisivo della qualità degli attivi del gruppo nel 2015: le continue cessioni di sofferenze hanno permesso una riduzione del 2% e una netta riduzione dei crediti deteriorati del 5,5%", spiega. "Il sistema nel 2015 ha registrato un aumento delle sofferenze quasi a doppia cifra, quindi siamo in controtendenza positiva rispetto al sistema", aggiunge Ghizzoni. Se nel 2015 il titolo Unicredit "è stato peggiore del 5,2% dell'indice europeo" del settore "vogliamo recuperare il valore" in Borsa.