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Unicusano: comunicato stampa di lunedi' 10 febbraio

10 febbraio 2014 | 17.33
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Unicusano: comunicato stampa di lunedi' 10 febbraio

Le Moschee negli istituti di pena Presentazione dell’indagine conoscitiva a cura del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in occasione della giornata di studi indetta dall’Università Niccolò Cusano “Musulmani in Italia”, Roma 11 febbraio 2014. Roma, 10 febbraio 2014 - Martedì 11 febbraio, in occasione della Giornata di studi “Musulmani in Italia”, promossa dall’Università Niccolò Cusano (Via don Carlo Gnocchi, 3, Roma, ore 10-13 /15-17) verrà presentata in anteprima l’indagine sulla presenza dei musulmani negli istituti di pena italiani, da parte di uno dei suoi curatori, il Dott. Luca Bontempo. In Italia, su circa 64 mila detenuti, gli stranieri sono 23 mila e di questi 13.500 provenienti da paesi tradizionalmente di religione musulmana, principalmente dall’area del Maghreb, in particolare Marocco e Tunisia. I reati più diffusi sono lo spaccio di sostanze stupefacenti, furti e reati minori (falsificazione di documenti, immigrazione clandestina, minaccia e violenza a Pubblico Ufficiale, ecc…), ricorda il Dott. Bontempo, e in particolare sono più presenti nell’Italia centro-settentrionale. Lo studio che verrà presentato domani all’Unicusano ha osservato 8732 detenuti, rilevando come la detenzione stessa avvicini alla fede musulmana perché il detenuto trova conforto nella religione e regala senso di appartenenza. Anche gli italiani si convertono all’Islam, i dati citano circa 10 conversioni all’anno, anche se si è riscontrato che alcuni vivono la conversione intimamente, ragion per cui è difficile venirne a conoscenza. L’assistenza religiosa per i musulmani nelle carceri è modesta, offerta da 9 Imam dall’esterno, 15 mediatori culturali e circa una sessantina di assistenti volontari. E’ in fase di realizzazione con l’UCOII, un progetto per la formazione di IMAM dall’esterno che previo conseguimento di un attestato faranno accesso regolarmente negli Istituti per condurre la preghiera e fornire assistenza spirituale. Rilevata la presenza di detenuti musulmani dalle posizioni politiche radicali e per questo è in atto da diversi anni un monitoraggio delle dinamiche intramurali, anche in collaborazione con il Ministero dell’interno, teso al controllo, per quanto possibile, del fenomeno.

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