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Unioni Civili: Scalfarotto, sciopero della fame, Italia in drammatico ritardo

02 luglio 2015 | 09.59
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Ivan Scalfarotto
Ivan Scalfarotto

Con un post pubblicato sul suo blog, il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto annuncia di avere intrapreso lo sciopero della fame per attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica "sul drammatico ritardo dell'Italia in tema di diritti civili".

“Il 25 giugno è morto Stefano - scrive Scalfarotto - da oltre vent’anni era il compagno di Cesare, un uomo che non conoscevo e che dal settembre scorso mi scriveva per parlarmi della loro battaglia contro un linfoma non Hodgkin. Ci siamo scritti per un po’ di volte, Cesare e io. Gli ho raccontato dell’impegno pubblico e forte del presidente Renzi, gli ho detto delle complesse procedure parlamentari, l’ho incoraggiato a tenere duro perché questa sarebbe stata finalmente la volta buona. Ma il 25 giugno Stefano è stato ucciso dal suo linfoma".

"Dall'inizio della legislatura, sono successe tante cose - continua il sottosegretario - Il mondo si è mosso in avanti con balzi da gigante: dal referendum irlandese alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, abbiamo appreso che i diritti dei gay nel mondo occidentale sono considerati a pieno titolo diritti umani. Che l'uguaglianza tra i cittadini è un valore universale. Che l'amore non può essere misurato a peso, perché l'amore è amore". Scalfarotto ribadisce la propria fiducia circa la serietà e la determinazione con la quale il Partito Democratico sta perseguendo l'obiettivo di approvare la legge sulle Unioni civili attualmente in discussione al Senato.

Ma rileva anche che "la battaglia di chi è contrario all'uguaglianza è combattuta nel nostro Paese con strumenti evidentemente più efficaci che altrove". "Chi si oppone lo fa con una forza e una persistenza che hanno dell'incredibile - denuncia - chi è favorevole sembra invece fermarsi a un generico e vago sostegno di principio che non riesce a incidere sulla realtà".

Per questo, prosegue Scalfarotto, "ho pensato che sia arrivato il momento di fare qualcosa in più per sostenere tutti coloro che stanno lavorando a questa legge. Compiere un'azione che è parte della migliore tradizione pacifista e non violenta (e radicale, come mi ricorderebbe di dire Roberto Giachetti). E così già da lunedì mattina, 29 giugno, ho deciso di sospendere di assumere cibo fino a quando non avremo una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese".

L'obiettivo è anche quello "di aprire un dibattito nel Paese che sottragga questo tema all'idea che si tratti della battaglia di una minoranza e lo restituisca alla dignità di una questione nazionale, che investe il modo di essere e la natura stessa della nostra democrazia. E chiedendo apertamente l'appoggio delle tante persone di buona volontà che fino a oggi hanno magari pensato che bastasse aspettare, che le cose sarebbero andate per il meglio da sole. Non è così. Perché per alcuni - come Stefano, che non ho mai conosciuto - il tempo si esaurisce, e non basta più".

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