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Usa, Steve Bannon in libertà vigilata: non potrà lasciare il Paese

15 novembre 2021 | 16.08
LETTURA: 2 minuti

L'ex consigliere e capo stratega di Trump è comparso davanti a un giudice federale. Nei giorni scorsi era stato incriminato per oltraggio al Congresso

(Afp)
(Afp)

Steve Bannon non attenderà in carcere il processo che lo vede accusato di oltraggio al Congresso per essersi rifiutato di collaborare con la Commissione che indaga sull'assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio. L'ex consigliere e capo stratega di Donald Trump è comparso oggi davanti a un giudice federale, dopo essersi consegnato all'Fbi che lo ha arrestato. Bannon sarà nuovamente in tribunale giovedì. L'accusa non ha chiesto per lui la carcerazione preventiva.

In base alle condizioni approvate dal giudice, Bannon ha acconsentito a sottoporsi a controlli settimanali, alla consegna del passaporto e alla notifica di qualsiasi viaggio al di fuori del District of Columbia, così come all'approvazione del giudice per qualsiasi viaggio al di fuori degli Stati Uniti.

L'ex consigliere di Trump rischia un massimo di un anno di carcere per ciascuno dei due capi di imputazione e una multa fino a 100mila dollari.

Nel rifiutarsi di testimoniare, Bannon - che il giorno precedente all'assalto al Congresso nel suo podcast aveva dato indicazioni precise sulla volontà di azioni clamorose - si era appellato al privilegio esecutivo, invocato da Trump in qualità di ex presidente per rifiutarsi di consegnare alla commissione i documenti della sua amministrazione.

Architetto della vittoria elettorale del 2016, soprattutto grazie all'attivismo del sito di estrema destra Breitbart che dirigeva, Bannon ha poi avuto una breve stagione come stratega alla Casa Bianca, da dove è stato licenziato nell'agosto del 2017.

Lo scorso anno è stato arrestato ed incriminato dai federali per aver frodato i sostenitori di una campagna per raccogliere fondi privati per la costruzione del Muro sul confine con il Messico.

Dopo l'arresto di Bannon, a rischiare ora è anche l'ex capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows. Al pari di Bannon, anche Meadows si è rifiutato di collaborare con la Commissione del Congresso che indaga sull'assalto a Capitol Hill. Entrambi fanno appello al privilegio esecutivo invocato da Trump.

Il principio legale del privilegio esecutivo, che è attualmente oggetto di una battaglia nei tribunali riguardo alla sua validità anche per gli ex presidenti, è stato smentito dall'attuale presidente Joe Biden, che a fine ottobre non ha voluto confermare quanto affermato da Trump. La mossa di Biden ha di fatto sollevato i National Archives, dove vengono custodite tutte le comunicazioni della Casa Bianca, dall'obbligo di mantenere il segreto sui documenti per i quali Trump invocava la riservatezza.

In un comunicato, il presidente della Commissione congressuale, il democratico Bennie Thompson, ha affermato che la decisione di Meadows di "sfidare la legge" potrebbe costringere la Commissione ad ufficializzare le stesse accuse di oltraggio rivolte nei confronti di Bannon.

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