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Usa, Cheney rimossa da leadership repubblicana: Trump esulta e lei contrattacca

12 maggio 2021 | 17.35
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"Farò tutto il possibile per assicurare che l'ex presidente non si avvicini mai più allo Studio Ovale". 100 repubblicani minacciano nuovo partito

(Afp)
(Afp)

Come era ampiamente atteso, i repubblicani hanno epurato Liz Cheney, rimuovendola dalla leadership del partito per le sue dure critiche a Donald Trump e alle sue accuse di frodi elettorali. E l'ex presidente ha immediatamente esultato per la mossa, che conferma come lui abbia saldamente nelle sue mani le redini del partito repubblicano.

"Liz Cheney è un essere umano acido, orribile", ha scritto in una dichiarazione ricorrendo a termini offensivi, come Trump è solito fare soprattutto quando si trova degli avversari politici donne. "L'ho vista ieri ed ho capito quanto fosse negativa per il partito repubblicano", ha aggiunto riferendosi all'intervento in aula della repubblicana, in cui Cheney ha accusato il partito di rimanere in silenzio di fronte "alle bugie" dell'ex presidente che rischiano di "minare la democrazia".

Infine, Trump ha accusato la figlia dell'ex vice presidente Dick Cheney di prestarsi ad "un'agenda politica dei democratici" tesa a distrarre, con le tensioni interne ai repubblicani, dalle questioni come l'economia e la situazione al confine.

Nel suo attacco alla deputata Trump fa un esplicito riferimento al padre, che è stato il vice presidente di George Bush ed è storicamente legato al clan e agli ambienti repubblicani che in questi anni hanno mostrato, più o meno esplicitamente, la loro avversione al tycoon.

"E' una guerrafondaia, la cui famiglia stupidamente ci ha portato nel disastro senza fine del Medio Oriente - ha detto ancora Trump riferendosi alle guerre in Iraq e Afghanistan - prosciugando la nostra ricchezza e indebolendo il nostro grande esercito. La peggiore decisione della storia del nostro Paese". Trump infine ha affermato che si aspetta che Cheney diventi una "commentatrice pagata della Cnn".

La votazione di oggi è stata fatta a voce, durante una riunione a porte chiuse dei deputati repubblicani, ma fonti di The Hill riportano che la stragrande maggioranza ha votato per rimuovere la deputata che solo lo scorso febbraio era stata facilmente confermata al suo incarico di numero 3 della leadership del partito.

Dopo aver votato, insieme ad altri 9 deputati repubblicani, per l'impeachment di Trump per i fatti del 6 gennaio, Cheney è diventata nelle ultime settimane l'obiettivo di un'offensiva condotta non più solo dai fedelissimi trumpiani, ma dalla maggioranza dei deputati, e dei vertici del partito, che l'accusavano di non essere in grado, per le sue critiche a Trump, di guidare il partito alla vittoria alle elezioni di mid term il prossimo anno.

Nel suo ultimo discorso ieri in aula da leader, Cheney - che alle prossime primarie dovrà affrontare la sfida in Wisconsin di un candidato sostenuto da Trump - non aveva ceduto di un millimetro, anzi era passata all'attacco: "Rimanere in silenzio e ignorare le bugie rafforza il bugiardo, io non rimarrò seduta a guardare in silenzio altri che guidano il nostro partito sulla strada che abbandona lo stato diritto e si uniscono alla crociata dell'ex presidente per minare la nostra democrazia".

"Ognuno di noi ha giurato di agire per impedire che venga minata la nostra democrazia, non è una questione di partito, è un nostro dovere come americani", ha detto ancora la figlia dell'ex vice presidente Dick Cheney, che era considerata in grande ascesa all'interno del partito repubblicano fino a quando si è messa alla guida della piccola fronda anti Trump. Per non essere accusati di rimuovere l'unica donna della leadership del partito, i repubblicani con ogni probabilità oggi al posto di Cheney eleggeranno presidente della conferenza Elise Stefanik, deputata newyorkese grande alleata di Trump.

All'attacco personale di Trump, Liz Cheney ha replicato: "Io farò tutto il possibile per assicurare che l'ex presidente non si avvicini mai più allo Studio Ovale". E ha continuato ad esortare i colleghi ad "andare avanti sulla base della verità" e non delle bugie spacciate dall'ex presidente.

"Non possiamo appoggiare allo stesso tempo la grande bugia e la Costituzione" ha detto la repubblicana affermando che "la nazione ha bisogno di un partito repubblicano forte" e "basato sui principi fondamentali conservatori". Riguardo al voto di oggi, Cheney ha detto di non sentirsi "tradita" dai colleghi che l'hanno rimossa, dicendo questa è "un'indicazione di dove si trova il partito, in una posizione dalla quale deve essere riportato ai principi conservatori".

Dicendosi poi "preoccupata" dalla possibile nuova candidatura presidenziale di Trump, e pronta appunto a fare di tutto per fermarlo, la repubblicana ha sottolineato: "Abbiamo visto i pericoli che ha provocato con il suo linguaggio", riferendosi ai fatti del 6 gennaio, "la sua mancanza di impegno e dedizione alla Costituzione".

100 REPUBBLICANI MINACCIANO NUOVO PARTITO

Intanto, sono oltre 100 i repubblicani che hanno aderito a un appello per il rinnovamento del partito, arrivando addirittura a minacciare di formarne uno nuovo se non ci si libererà del controllo di Donald Trump. Secondo quanto anticipa Nbc News, l'appello è contenuto nella lettera, intitolata 'A call for american renewal', un appello per il rinnovamento dell'America, che verrà pubblicata domani.

Nella lettera, rivela oggi l'emittente americana, si afferma che i repubblicani devono "ripresentare l'immagine di un partito dedicato agli ideali fondatori oppure devono affrettarsi alla creazione di un'alternativa". Nell'appello saranno inseriti 13 principi a cui il partito repubblicano dovrebbe mantenersi fedele, secondo i firmatari della lettera.

Tra gli animatori del nuovo tentativo di sottrarre il partito repubblicano a quella che appare finora l'inamovibile trazione trumpiana, vi sono ex governatori, come Christine Todd Whitman, Tom Ridge, ex membri del Congresso, e anche un ex funzionario dell'amministrazione Trump, Miles Taylor, che, firmandosi 'Anonymous', nel 2018 pubblicò sul New York Times un articolo dal titolo "Sono parte della resistenza all'interno dell'amministrazione Trump".

"Daremo al Gop l'ultima possibilità di ritrovare se stesso e moderare il suo corso - ha dichiarato alla Nbc - siamo pronti a combattere contro gli estremisti del partito per cercare di allontanarli dal partito e dalla nostra politica nazionale, cercando di investire in figure pro democrazia".

"Quando è troppo è troppo, e il partito ha avuto abbastanza tempo per decidere di prendere le distanze da un uomo che è un perdente cronico", ha concluso riferendosi a Trump, senza esitare a prevedere una vera "guerra civile" all'interno del partito.

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