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Usa divisi sul sergente Bergdahl, liberato per cinque detenuti

03 giugno 2014 | 16.26
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Crescono le polemiche provocate dallo scambio con cinque prigionieri di Guantanamo di Bowe Bergdahl, il sergente rapito cinque anni fa in Afghanistan. Obama: “Un soldato è tornato a casa, punto”. Cheney: “Ha negoziato con i terroristi”. Casa Bianca: “Avvisare il Congresso avrebbe messo in pericolo la sua vita”

Usa divisi sul sergente Bergdahl, liberato per cinque detenuti

Se i sospetti di diserzione dovessero essere confermati da prove, il sergente Bowe Bergdahl potrebbe essere processato dalle autorità militari. Il capo di Stato maggiore della Difesa Usa, il generale Martin Dempsey, interviene nella vicenda e nelle polemiche provocate dallo scambio con cinque detenuti di Guantanamo del sergente rapito cinque anni fa in Afghanistan e che, secondo alcune fonti, sarebbe stato catturato dai talebani dopo che si era allontanato dalla sua unità.

Innocente - Bergdahl, scrive Dempsey sulla sua pagina Facebook, “è innocente fino a prova contraria” ma l’esercito “non ignorerà” una sua eventuale “cattiva condotta, se essa è avvenuta”. Per Dempsey, “le questioni riguardanti la condotta di questo particolare soldato sono separate dal nostro sforzo di recuperare qualsiasi militare Usa prigioniero del nemico”. Quella che si è verificata in Afghanistan, per il generale, “era probabilmente l’ultima, migliore opportunità per liberarlo”.

Quanto alle circostanze della cattura di Bergdahl da parte dei talebani nel 2009, che tanti dubbi e polemiche stanno suscitando negli Stati Uniti, “quando sarà in grado di fornircele - afferma il generale - apprenderemo i fatti”.

Obama - Netta la posizione del presidente Barack Obama: “A prescindere dalle circostanze della sua cattura, qualsiasi esse siano state, abbiamo fatto tornare un soldato americano a casa, punto e basta. Questo è quello che ogni madre e padre che inviano i figli al fronte si devono aspettare non solo dal comandante in capo ma dagli Stati Uniti”.

Cinque anni di prigionia - Rispondendo ai giornalisti, Obama ha detto che ancora non si hanno elementi certi sulla cattura del sergente anche perché “non abbiamo potuto parlare” con Berghdahl che si trova ricoverato in un ospedale militare americano in Germania dove “si sta riprendendo da cinque anni di prigionia”.

Homeland - Elementi incerti e voci (tra cui quella che vedrebbe Bergdahl trasformato in un istruttore per terroristi) che richiamano alla mente uno scenario alla “Homeland”, serie tv nella quale il marine Nicholas Brody (interpretato da Damian Lewis), detenuto ormai da molti anni da Al-Qaeda come prigioniero di guerra, viene liberato da un’incursione Usa e fa ritorno a casa, creando dubbi sulla sua lealtà agli Stati Uniti.

Condizioni di salute - Ma Obama ha sottolineato che sono state proprio le “preoccupazioni” per la salute del militare a spingere a “cogliere l’opportunità” che si era presentata di uno scambio, “grazie alla collaborazione del Qatar”. E ha ribadito che, come è successo per gli altri detenuti di Guantanamo, in Quatar i rilasciati “saranno tenuti sotto controllo, verranno monitorate le loro attività”.

Dick Cheney - Di “accordo veramente fatto male” perché “credo che vi sia la netta possibilità che questi cinque talebani tornino a combattere” ha parlato l’ex vice presidente Dick Cheney. “Quando tu hai delle persone così motivate, con ogni probabilità torneranno a lanciare attacchi contro gli americani e gli alleati nella regione” ha detto a ‘Foxnews’. “Credo che pagheremo un prezzo per questo scambio”.

I repubblicani - Uno scambio che non solo crea un pericoloso precedente per i militari americani ma “dà l’idea che se prendi in ostaggio un militare americano, puoi avere cinque talebani liberi” ha affermato Mike Rogers, presidente della commissione intelligence della Camera.

Uno scambio in violazione della legge, dicono, perché il Congresso non è stato avvisato con 30 giorni di anticipo come il Pentagono è tenuto a fare per ogni detenuto rilasciato da Guantanamo. In questo caso, ripetono da giorni dalla Casa Bianca, non c’erano 30 giorni di tempo.

Casa Bianca - Dal punto di vista legale, spiega la portavoce della Casa Bianca Caitlin Hayden, le accuse repubblicane non reggono perché il vincolo della notifica “non si applica a queste circostanze uniche, in cui il trasferimento dei detenuti avrebbe assicurato la liberazione di un soldato americano catturato” e una notifica “avrebbe messo in pericolo la sua vita”.

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