Saranno forse molti gli elettori americani che oggi, una volta fatto il proprio dovere alle urne, avranno la tentazione di scattare un 'ballott selfie", una foto con la scheda appena votata, magari per postarla su Facebook o Twitter. Una tentazione che però potrebbe costare cara dal momento che la pubblicazione di queste foto è illegale in almeno 35 stati americani, come ricorda, appunto con un Twitter, oggi Time magazine.
Nonostante la misura, tesa a tutelare la segretezza del voto ed evitare compravendite, appaia abbastanza ovvia da questa parte dell'Atlantico, il divieto di poter esercitare al momento del voto il diritto al selfie, ormai una forma di espressione a tutti gli effetti, sta animando da diversi giorni una sorta di dibattito sui media americani. Ed un'associazione importante per la difesa dei diritti civili, come l'American Civil Liberties Union, ha persino presentato un ricorso contro la legge che vieta i ballott sefie in New Hampshire, stato dove effettivamente sono stati indagati due elettori - un deputato locale ed un ex poliziotto - per aver pubblicato la foto della scheda votata alle primarie.
Nel ricorso si cita una violazione del Primo emendamento che tutela la libertà di espressione. I detrattori di queste leggi poi ricordano che sono precedenti all'avvento dei social media, e prima che l'auto documentazione ossessiva diventasse una sorta di norma culturale. Argomenti che convincono però fino ad un certo punto Jeffrey Hermes, vice direttore del Media Law Resource Center di New York, scono il quale le fotografie scattate ai seggi "abbiamo l'intersezione della difesa di due aspetti fondamentali della democrazia, la libertà di espressione e l'integrità del processo elettorale".
