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Usa: Hillary sotto pressione per l''emailgate'

04 marzo 2015 | 17.53
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L'ex segretario di Stato evita di rispondere alle domande sull'account di posta elettronica personale usato invece di quello ufficiale, in violazione delle regole di trasparenza dell'amministrazione Obama. E c'e' chi ricorda i 'vecchi scandali' dell'ex first lady.

(Foto Infophoto)
(Foto Infophoto)

Intervenendo al gala dell'Emily List, il gruppo politico che sostiene le candidature delle donne, Hillary Clinton ha scherzato sulla sua candidatura annunciata ed ha evitato ogni riferimento alla questione delle mail, ma aumentano le pressioni sull'ex segretario di Stato, e candidata in pectore dalla Casa Bianca, per quello che ormai è diventato il 'emailgate'.

Dopo le rivelazioni riguardo al fatto che, quando era al dipartimento di Stato, l'ex first lady ha usato unicamente un account di mail personale, e non quello ufficiale del governo, per le comunicazioni di lavoro, ora emerge infatti che Clinton aveva creato un vero e proprio sistema di email privato, ignorando "le linee guida molto specifiche" date dall'amministrazione Obama in materia di trasparenza. Linee guida che, ha ricordate il portavoce di Barack Obama, Josh Earnest, richiedono "a tutti di usare solo gli account ufficiali per le comunicazioni di lavoro".

Il portavoce della Casa Bianca ha comunque aggiunto che "quando vi sono situazioni in cui sono usate mail personali, è importante che questi documenti vengano conservati, nel rispetto del Federal Records Act". E, ha poi concluso la dichiarazione affermando che l'amministrazione deve fare affidamento sul fatto che la Clinton abbia consegnato agli archivi tutte le mail rilevanti, una formulazione che suona come una cauta presa di distanza.

Il fatto è che la questione dell'account privato di posta elettronica ha rilanciato sulla stampa americana tutta una letteratura sugli scandali dei Clinton - e su Bloomberg si parla dell'"audacity of opacity', cioè l'audacia della non trasparenza, facendo dell'ironia sul titolo del libro, Audacity of hope, che lanciò la candidatura di Obama - che risale ai tempi del Whitewater. Si tratta del padre di tutti gli scandali dei Clinton, cioè quello sugli investimenti immobiliari in Arkansas, che aveva avuto l'allora first lady come protagonista.

E c'e' chi, forse correndo un po', su Politico ipotizza come questa "brusca sferzata" nella "strada verso la nomination certa" possa portare "all'impensabile", cioè alla rinuncia di Hillary alla candidatura. Una svolta, ancora tutta ipotetica, che provocherebbe il "panico" tra i democratici, spiega un consulente democratico, che non avrebbero al momento nessun "contingency plan", cioè un piano di emergenza, per fronteggiare primarie senza Clinton.

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