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Usa: Hillary si 'scopre' super liberal per ereditare i voti di Obama

18 maggio 2015 | 16.46
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Evidente la sterzata a sinistra della candidata democratica, tradizionalmente su posizioni centriste, con l'obiettivo di ottenere il sostegno di giovani e minoranze, che furono decisivi nelle elezioni del 2008 e nel 2012. Ma i repubblicani l'accusano di opportunismo politico che alla fine le tornerà addosso come un boomerang

(Foto Washington Post di Melina Mara)
(Foto Washington Post di Melina Mara)

Tradizionalmente su posizioni centriste, Hillary Clinton sta conducendo una delle campagna elettorali più liberal mai condotte da un 'front runner' democratico, con un obiettivo preciso: ereditare i voti della straordinaria coalizione di giovani e minoranze che sono stati decisivi per le vittorie di Barack Obama nel 2008 e nel 2012. La strategia della democratica si basa sulla scommessa che questa sferzata nettamente a sinistra fatta dall'ex segretario di Stato non diventi poi un problema nel duello vero e proprio con il candidato repubblicano, quando sarà cruciale anche il voto di indipendenti e moderati.

Ma anche sulle proiezioni che nel 2016 il 31 per cento degli elettori saranno "non bianchi". E quindi saranno più orientati verso un'agenda politica che mette in testa la riforma dell'immigrazione, per una maggiore tutela di chi è senza documenti, l'aumento del minimo sindacale, maggiori possibilità per le famiglie a basso reddito di mandare i figli al college e per i lavoratori di avere permessi per motivi familiari. Consiglieri e strateghi di Clinton però non accettano che si parli di questa scelta come di un calcolo politico: "il suo approccio non è quello di misurare tutto con il metro dell'ideologia - ha detto al Washington Post il presidente della campagna, John Podesta - ma è quello di calarsi profondamente nei problemi degli americani e delle loro famiglie".

Ovviamente sono di parere diverso i repubblicani, che accusano Hillary di aver cambiato, per opportunismo politico, delle note posizioni pro business per cercare di guadagnare terreno con i liberal, che non sono mai stati entusiasti della sua candidatura.

Ed in molti, anche sulla stampa americana, hanno criticato nei giorni scorsi il silenzio della candidata sulla questo degli accordi commerciali con Asia ed Europa - da lei fortemente sostenuti quando era segretario di Stato - dopo che la sinistra liberal al Congresso ha espresso la sua opposizione a dare ad Obama mano libera, il famoso fast track, nei negoziati.

"Clinton si è già spostata a sinistra su una serie di questioni centrali per la base elettorale, immigrazione, matrimoni gay, Wall Street e riforma della giustizia - ha scritto recentemente Colin Reed del gruppo conservatore 'America Rising' - mosse che rinforzano le sue peggiori caratteristiche come candidato e danneggiano la sua immagine con tutti. I progressisti sanno che lei non è veramente una di loro, mentre gli indecisi vedono il suo disperato spostarsi a sinistra su posizioni che sono estranee al sentimento comune della maggioranza degli americani".

Non è del resto scontato che Clinton riesca ad ottenere il sostegno di quella coalizione liberal che è stata la chiave del successo di Obama, a partire dalla sconfitta che le fu inflitta nelle primarie del 2008. Una delle incognite principale è quella se gli afroamericani si recheranno di nuovo a votare in percentuali record come hanno fatto otto anni e quattro anni fa per eleggere il primo presidente afroamericano.

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