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Usa: la chiusura di Guantanamo, la missione impossibile di Obama/Adnkronos

15 dicembre 2014 | 15.16
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Rilanciata drammaticamente dalla pubblicazione del rapporto sulle torture del Senato americano, la questione della chiusura di Guantanamo, che è stata oggi al centro dei colloquitra il segretario di Stato, John Kerry, e il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Sono 136 i detenuti rimasti nella prigione creata da Bush nella base militare americana a Cuba

(Foto infophoto)
(Foto infophoto)

Rilanciata drammaticamente dalla pubblicazione del rapporto sulle torture del Senato americano, la questione della chiusura di Guantanamo, che è stata al centro dei colloqui questa mattina al Vaticano tra il segretario di Stato, John Kerry, e il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è ormai da sei anni la 'missione impossibile" di Barack Obama.

Uno dei primi atti ufficiali dell'appena insediato presidente democratico nel gennaio del 2009 era stata quella di annunciare la fine della politica dell'amministrazione Bush che aveva autorizzato le torture e l'impegno di chiudere il campo di prigioni creato nel 2002 nella base militare americana a Cuba per rinchiudere, senza nessuna incriminazione formale e diritti, i 'combattenti nemici' catturati durante la guerra al terrorismo. Da allora, però, Obama ha dovuto affrontare problemi enormi su questo cammino, e soprattutto la netta opposizione del Congresso, anche da parte democratica, all'idea di un eventuale trasferimento di detenuti sul territorio nazionale.

L'amministrazione Obama in questi anni è stata soprattutto impegnata nel difficile, ed estenuante compito, di rimpatriare, o inviare in paesi terzi, centinaia di detenuti - nel 2006 il numero era arrivato a 759 - per i quali i tribunali militari avevano decretato il rilascio, dopo anni di detenzione senza alcuna incriminazione.

per 67 detenuti dato ok al rilascio ma bisogna trovare dove trasferirli

Al momento sono rimasti 136 detenuti a Guantanamo, 67 dei quali potrebbero essere rilasciati se si trova un accordo per il rimpatrio o il trasferimento in un paese terzo. Nei mesi scorsi ha provocato enormi polemiche il trasferimento di cinque talebani, liberati nel controverso scambio con il sergente Bowe Bergdahl.

I cinque infatti appartenevano al gruppo di 71 detenuti per i quali invece le commissione militari istituite da Obama per revisionare i file di tutti di detenuti hanno indicato come troppo pericolosi per essere destinati al rilascio. Una determinazione che li condanna a rimanere nel limbo legale in cui alcuni si trovano da oltre 12 anni.

Intanto, lo scorso 7 dicembre un gruppo di sei detenuti - un tunisino, quattro siriani e un palestinesi - sono stati rilasciati e trasferiti in Uruguay, accogliendo l'offerta del presidente uscente Pepe Mujica. Tra i cinque siriani rilasciati, Abu Wa’el Dhiab, che aveva partecipato ad uno sciopero della fame ed era in causa con il governo sulla possibile diffusione di video in cui veniva sottoposto a nutrizione forzata. Mujica ha dichiarato che intende considerarli come rifugiati.

Congresso fa muro e ha varato restrizioni e ostacoli ai trasferimenti

In questi anni il Congresso ha fatto muro contro la chiusura di Guantanamo anche ponendo restrizioni ed ostacoli ai trasferimenti. Per questo nel 2013 decine di detenuti di Guantanamo hanno deciso l'atto di protesta più estremo, lo sciopero della fame che nella primavera di quell'anno riaccese le critiche e le condanne dalla parte della comunità internazionale, soprattutto dopo le denunce delle alimentazioni forzate cui i detenuti venivano sottoposti. Tanto che nel maggio di quell'anno Obama è tornato a confermare la volontà di chiudere Guantanamo.

La strada però rimane in salita, e molti all'interno dell'amministrazione esprimono rabbia e dubbi sul fatto che Obama riuscirà entro la fine del suo mandato a mantenere la promessa. Un nuovo segnale negativo è arrivato lo scorse settimane dal Congresso che non ha accettato di inserire nel bilancio del Pentagono la misura che avrebbe permesso al presidente di trasferire alcuni detenuti del campo di prigionia sul territorio nazionale.

La Casa Bianca, da parte sua, ha ribadito che "il presidente vorrebbe assolutamente vedere maggiori progressi negli sforzi per la chiusura di Guantanamo", come ha detto nelle scorse settimane il consigliere di Obama per l'anti-terrorismo, Lisa Monaco. "Vuole che venga chiuso e sta chiedendo alla sua squadra di lavorare sodo su questo fronte - ha aggiunto - e vuole che il Congresso rimuova le restrizione imposte che rendono più difficile andare avanti". Ma certo le cose non saranno più facili, anzi, quando dal prossimo gennaio il Congresso sarà interamente controllato dai repubblicani.

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