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Usa: Paul il libertarian, il candidato Gop che ha bloccato intercettazioni/Adnkronos

01 giugno 2015 | 11.32
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E' criticato e attaccato da tutto il suo partito, ma la sua potrebbe essere una scaltra mossa elettorale in vista delle primarie

(Foto Infophoto)
(Foto Infophoto)

"Alcuni dei miei colleghi, nel segreto dei loro pensieri, vorrebbero che ci fosse ora un attacco negli Stati Uniti per dare la colpa a me". Così Rand Paul, durante la burrascosa seduta straordinaria di ieri al Senato, ha spiegato quanto si senta inviso in questo momento al partito che vorrebbe rappresentare alle prossime elezioni. Un'avversione giustificata dal fatto che il senatore del Kentucky è riuscito in quello che fino a qualche mese fa sembrava impossibile: bloccare, anche se solo temporaneamente, le controverse intercettazioni che in questi anni hanno permesso alla National Security Agency (Nsa) la raccolta di dati telefonici.

"Quello che ho voluto dimostrare è che possiamo ancora catturare terroristi nell'ambito della Costituzione, infatti voglio più persone che controllano i dati dei terroristi, ma meno che guardano a quelli degli americani innocenti", ha detto ancora il senatore dopo essere riuscito a bloccare, con una mossa procedurale, l'approvazione, sostenuta da una maggioranza bipartisan di senatori, dell'Usa Freedom Act.

La legge, già approvata alla Camera, rinnova le autorizzazioni per le intercettazioni, tenendo però conto delle diffuse preoccupazioni per la privacy emerse tra gli americani dopo che Edward Snowden ha rivelato l'esistenza di questi programmi di controllo a pioggia della Nsa. Nonostante la battuta d'arresto della scorsa notte, si prevede che la legge passerà nei prossimi giorni e che, dopo un nuovo passaggio alla Camera, diventerà velocemente legge rinnovando quindi le misure, in particolare la sezione 215, che permettono le intercettazioni.

Ma la vicenda rimane una brutta sconfitta per il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell, accusato dai democratici di essere il responsabile "disastro", non avendo gestito la vicenda, aspettando l'ultimo minuto disponibile - le misure scadevano ieri alla mezzanotte - per il voto decisivo.

Il vincitore morale della vicenda è invece Paul che da settimane sta portando avanti un partita, tutta d'azzardo, in vista delle primarie repubblicane. E Paul non ha mancato di rivendicare su Twitter questa vittoria.

Il senatore del Kentucky, arrivato al Congresso con la vittoria del Tea Party nel 2010, ha infatti scelto sulla vicenda Patriot Act di rivendicare tutta l'eredità 'libertarian' del padre Ron Paul, deputato del Texas, più volte candidato alla Casa Bianca, leader storico del movimento che sposa il liberismo economico più estremo ed è insofferente di ogni ingerenza da parte del governo centrale.

Dall'entourage del senatore si assicura che questa scelta è stata dettata solo dai principi e non da calcolo politico elettorale, sottolineando appunto come sia, almeno in apparenza, suicida la scelta di mettersi contro tutto l'establishment del partito e anche la maggioranza dei suoi elettori. "Credo che il peggiore candidato che potessimo mai avere" ha affermato un arrabbiatissimo John McCain, il 'falco' repubblicano ex candidato alla Casa Bianca.

Ma c'e' chi sottolinea come, in una battaglia per la nomination repubblicana che si fa ogni giorno più affollata, Paul in questo modo si sia conquistato una grande, per quanto controversa, visibilità, ricollegandosi con una tradizionale base elettorale, quella libertarian, che negli ultimi tempi lo considerava una sorta di traditore per essersi mosso troppo verso il mainstream repubblicano.

Durante il suo appassionato discorso la notte scorsa al Senato, Paul ha lanciato gli hashtag #endNSAspying e addirittura #endNSA, provocando subito una pioggia di messaggi da parte di militanti, che hanno lanciato a loro volta l'hastag #standwithRand.

Per quanto rischiosa, la sua appare quindi come una strategia politica ben calcolata, tesa da una parte a recuperare il sostegno di una base che potrebbe essere decisivo in primarie che, visto l'alto numero di candidati, saranno determinate, almeno nelle prime battute, da una manciata di voti.

Anche perché con questa posizione si distingue da tutti gli altri candidati - Chris Christie, Jeb Bush, Marco Rubio, Ted Cruz che è stato un co sponsor di Usa Freedom Act - che sostengono invece il proseguimento delle intercettazioni, anche nella loro forma più controllata frutto del compromesso con l'amministrazione democratica.

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