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Usa: superbatterio in ospedale Los Angeles, due morti e test a 180 pazienti

20 febbraio 2015 | 14.22
LETTURA: 3 minuti

Teatro del contagio è l'Ucla Medical Center dove, oltre ai due decessi, si contano altri 7 pazienti in trattamento. Tutti esposti a enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cre) durante procedure endoscopiche eseguite tra ottobre e gennaio

 - IBERPRESS
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E' allarme a Los Angeles per un superbatterio killer che sta circolando nelle corsie di un ospedale della metropoli: resistente ai farmaci, ha già ucciso 2 pazienti e ci sono verifiche in corso su quasi 180 persone che potrebbero essere state esposte al ceppo mortale proveniente, secondo le ipotesi degli esperti, da apparecchiature mediche contaminate. Teatro del contagio è l'Ucla Medical Center dove, oltre ai due decessi, si contano altri 7 pazienti in trattamento. Tutti esposti a enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cre) durante procedure endoscopiche eseguite tra ottobre e gennaio. Un focolaio simile era stato segnalato appena il mese scorso a Seattle: 11 i pazienti morti.

Le infezioni in questione risultano difficili da trattare perché molti ceppi sono resistenti agli antibiotici. I Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) statunitensi segnalano che il superbatterio Cre può portare alla morte più della metà dei pazienti gravemente infetti. Negli Usa sono stati registrati casi in 47 Stati. L'Ucla (University of California, Los Angeles) ha inviato ai pazienti potenzialmente esposti dei kit per eseguire un test a casa, che l'ospedale analizzerà.

"Abbiamo avvertito per motivi di cautela tutte le persone che hanno subito le procedure" nel mirino, "anche se per eseguirle si stavano usando 7 diversi endoscopi e solo su 2 si è scoperta la presenza di contaminazione", ha spiegato il portavoce dell'ateneo Dale Tate, secondo quanto riporta la Bbc.

L'Ucla ha anche precisato che i dispositivi medici origine del contagio sono stati sterilizzati secondo le specifiche del costruttore (e 2 erano ancora contaminati dal batterio). "Abbiamo rimosso gli strumenti infetti e intensificato il processo di sterilizzazione", ha assicurato Tate.

Ma negli States ora si riflette sugli standard di sicurezza anche alla luce dei precedenti, come il caso dei 32 pazienti infettati da endoscopi contaminati con un ceppo batterico simile tra il 2012 ed il 2014 al Virginia Mason Medical Center di Seattle (l'ospedale ha riconosciuto il problema a gennaio). E c'è anche il monito della Food and Drug Administration, secondo cui il complesso design dei device è associato al rischio di infezioni multi-resistenti ai farmaci, anche quando le istruzioni del produttore sulla pulizia vengono seguite correttamente.

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