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Usa: svolta nel mistero di Bradford Bishop, il 'fuggitivo di Bethesda'

10 ottobre 2014 | 13.59
LETTURA: 5 minuti

Dopo quasi 40 anni, il mistero di Bradford Bishop, 'il fuggitivo di Bethesda', nel Maryland, potrebbe finalmente trovare una soluzione. Nel 1976 Bishop stermino' la famiglia a colpi di martello, un caso che sconvolse l'opinione pubblica dell'epoca. Da allora scomparve, volatilizzato nel nulla. La polizia ha però continuato a cercarlo e l'Fbi, alcuni mesi fa, lo inserì anche nella 'top ten' dei ricercati. Tra i vari avvistamenti, succedutisi dopo la sua scomparsa, c'è chi ha giurato di averlo visto in un parco pubblico a Stoccolma o in una stazione ferroviaria di Basilea. C'e' stato perfino chi ha raccontato di averlo incontrato a Sorrento.

In realtà, Bishop in tutti questi anni potrebbe essere stato assai più vicino di quanto la polizia sospettasse. C'è infatti il fondato sospetto che il cadavere di un ignoto senzatetto, investito mortalmente da un'auto nell'ottobre del 1981 e da allora sepolto nel cimitero di una cittadina dell'Alabama, Scotssboro, sia quello del fuggitivo di Bethesda.

Sarà il test del Dna, i cui risultati saranno disponibili tra un paio di settimane, a stabilire definitivamente se il "maschio bianco sconosciuto", come recita la lapide, chiamato dalle autorità "John Doe", il nome che nel gergo legale Usa viene usato per riferirsi alle persone ignote, sia in realtà quello dell'uomo che il 1 marzo del 1976, forse in preda a un raptus di follia, uccise la madre, la moglie e i tre figli al'interno della casa di famiglia.

Negli anni era stato 'avvistato' in varie parti del mondo, Italia compresa

I motivi per cui Bishop , all'epoca funzionario del Dipartimento di Stato Usa, decise di commettere un delitto così atroce, rimangono sconosciuti. Forse la delusione per una mancata promozione, forse il malumore per il fatto che la famiglia ne aveva abbastanza degli spostamenti all'estero, forse, appunto, un gesto di pura follia. Anche se, come ricostruì all'epoca la polizia, gli omicidi erano nella testa dell'uomo sicuramente gia' dalla mattinata del 1 marzo, quando lascio' l'ufficio in anticipo e sulla via di casa si fermo' a comprare la mazza con la quale avrebbe poi massacrato la sua famiglia, compresi i figli di 14, 10 e 5 anni.

Cosi' come molto lucide apparvero le azioni compiute dopo il massacro dall'uomo, che carico' i cinque cadaveri sulla sua station wagon, guido' per sei ore fino a Columbia, nel North Carolina e poi li brucio' e seppelli in una fossa. Grazie ai suoi incarichi all'estero, tra cui l'Italia, di Bishop era noto che conosceva, oltre all'inglese, anche il francese, l'italiano, lo spagnolo e il serbo-croato. Un indizio, si pensò all'epoca, del fatto che l'uomo non avrebbe avuto particolari difficoltà nel vivere al di fuori degli Stati Uniti.

All'accostamento tra il 'fuggitivo di Bethesda' e lo sconosciuto sepolto nel piccolo cimitero dell'Alabama si è giunti, come spesso capita, quasi per caso. A riproporre il caso di Bishop recentemente è stato il programma della Cnn 'The Hunt, una sorta di Chi l'ha visto?. Prima ancora, lo scorso anno, nell'ennesimo tentativo di trovare un nome allo sconosciuto sepolto a Scottboro, la polizia fece pubblicare su un giornale locale la foto del cadavere del senzatetto investito da un'auto nel 1981, mentre camminava su un'autostrada nei pressi della cittadina.

Tra due settimane i risultati del test del Dna

A collegare le immagini di Bishop mostrate nel programma della Cnn e la foto di 'John Doe' è stato tale Jeremy Collins, un commerciante di Scottboro dotato di una memoria prodigiosa. Guardando la tv, Collins si ricordò dell'appello della polizia pubblicato mesi prima sul giornale locale. "Lo sai che si assomigliano?", disse alla moglie. Una rapida ricerca online confermò la sua intuizione e il giorno dopo Collins andò a trovare il capo della polizia di Scottboro: "Vedi anche tu la somiglianza?". La risposta fu "sì" e venne chiesto l'intervento dell'Fbi.

I resti di 'John Doe' sono stati riesumati ieri. I campioni prelevati sono stati inviati al laboratorio dell'Fbi di Quantico, in Virginia. Il Dna estratto verrà confrontato con quello appartenente a Bishop, prelevato da un rasoio che l'uomo lasciò nella station wagon abbandonata durante la sua fuga.

Da un esame parziale e superficiale, la descrizione che il medico legale dell'epoca fece del cadavere dello sconosciuto senzatetto investito alla periferia di Scottsboro non coincide esattamente, in termini di peso, altezza e colore degli occhi, con l'identikit del fuggitivo. Potrebbe però trattarsi di differenze dovute al trascorrere del tempo e alle difficoltà della vita da 'barbone' condotta da Bradford Bishop-John Doe nella sua fuga, afferma la polizia. La risposta definitiva si avrà tra due settimane.

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