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Vaccino AstraZeneca, Palù (Aifa): "Agli over 55 evita danni malattia"

03 febbraio 2021 | 08.10
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Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco precisa che, “se c'è carenza di altri vaccini, come in questa fase, e le Regioni sono in difficoltà, non possiamo permetterci di lasciare da parte i soggetti che hanno maggiormente bisogno di essere difesi"

(Foto Afp)
(Foto Afp)

“I dati ci dicono che ha un'efficacia del 60% circa indistintamente su tutta la popolazione ma che per il momento le evidenze più solide riguardano persone tra 18 e 55 anni senza patologie gravi. Quindi noi abbiamo suggerito un utilizzo preferenziale nei più giovani, in attesa di ulteriori informazioni. Ci saranno presto degli aggiornamenti”. Giorgio Palù spiega, in un’intervista al Corriere della Sera, il parere dell’Aifa, secondo cui è preferibile somministrare il vaccino AstraZeneca alla popolazione under 55. Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, tuttavia precisa che, “se c'è carenza di altri vaccini, come in questa fase, e le Regioni sono in difficoltà, non possiamo permetterci di lasciare da parte i soggetti che hanno maggiormente bisogno di essere difesi, sopra i 55 anni, l'età in cui iniziare a comparire malattie”.

Riguardo l’efficacia di AstraZeneca, che funziona al 60% contro il 95% degli altri due vaccini, Pfizer e Moderna, Palù afferma che "il 60% non è poco. Per affermare che un vaccino funziona basta il 50%. E poi questo preparato protegge comunque dalle conseguenze più gravi della malattia. Infatti abbiamo ribadito che il rapporto beneficio / rischio risulta favorevole anche nei più anziani che rispondono come i giovani dal punto di vista dell'immunogenicità. Altri Paesi hanno fatto scelte diverse, aprendo ai senior sopra i 65. Noi, ripeto, aspettiamo nuovi dati che non tarderanno ad arrivare. Sono in corso test in altri Paesi che ci forniranno risposte definitive”.

Quanto agli anticorpi monoclonali, per il cui uso si attende l’ok dell’Aifa, Palù afferma che “gli anticorpi hanno un chiaro e definito meccanismo d'azione contro il virus perché bloccano il suo ingresso nella cellula in modo molto potente. L'effetto finale di questo stop è la neutralizzazione dell'infettività del Sars-CoV-2. È un razionale scientifico provato da numerosi studi pubblicati su riviste prestigiose come Nature, Cell e Science. Tra gli enti che hanno investito sulla ricerca in questo campo troviamo università famose e istituzioni di altissimo livello. E infatti attualmente abbiamo 6 anticorpi in fase finale della sperimentazione o già autorizzati tra i quali il cosiddetto Trump Cocktail. Molti altri sono in fase 2, 56 in studio preclinico e altri 60 in fase di discovery. Si riduce il rischio di ricovero? Sì, del 72-83%, per alcuni di essi se dati nella fase iniziale della malattia, a 72 ore dalla comparsa dei sintomi, quando la carica virale è massima, altrimenti sono inutili. Alcuni hanno mostrato una protezione del 70% da mortalità e / o ricovero. Sono un salvavita. È assolutamente ragionevole valutare anche da noi, come hanno fatto altri Paesi (Usa, Canada Germania, Israele e Ungheria) l’immissione in commercio da parte di Ema, l'agenzia europea. Il contributo giornaliero di vite umane pagato ancora oggi dall’Italia e la difficoltà di intravvedere la possibilità di ottenere l'immunità di gregge con la somministrazione di vaccini spinge a considerare un approccio integrato di prevenzione e terapie efficaci”.

Un'infusione costa dai 1.000 ai 2.000 euro. Una spesa giustificata? “Basta un'unica somministrazione di anticorpi monoclonali - risponde il presidente dell’Aifa -Risparmieremmo sulle spese ospedaliere. Un ricovero ordinario costa oltre 1.000 euro al giorno, un posto in rianimazione cinque volte di più. La vita umana non ha prezzo. Inoltre questi farmaci agiscono sulla carica virale e rendono chi li riceve incapace di infettare. Potrebbero essere prescritti ai pazienti che, per età o presenza di altre malattie, sono più esposti al rischio di progressione dell'infezione. Preferibilmente a quelli con sintomi lievi-moderati che vengono seguiti a domicilio. Si eviterebbero così tanti ricoveri”.

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