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Vaccino Covid, Lopalco: "Basta dire terza dose, si dice 'richiamo'"

15 novembre 2021 | 14.04
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"E' uno dei concetti basilari della vaccinologia". E avverte: "Affrontare il virus a mani nude è da incoscienti"

 - (Fotogramma)
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"Perché serve fare la terza dose?" di vaccino anti Covid, "chi la deve fare? Innanzi tutto possiamo anche smettere di chiamarla terza dose. Si dice ‘richiamo’ ed è uno dei concetti basilari della vaccinologia. Quasi tutte le vaccinazioni, infatti, prevedono un ciclo primario di immunizzazione (con una o più dosi) e uno o più richiami a distanza di tempo". Lo scrive sulla propria pagina Facebook l'epidemiologo, consigliere regionale pugliese e assessore regionale alla sanità dimissionario Pierluigi Lopalco.

“Dopo il ciclo primario - aggiunge - il nostro organismo è già pronto ad incontrare il microrganismo nei confronti del quale è stato vaccinato. In caso di infezione, infatti, la risposta immunitaria è pronta ed è documentabile da un aumento molto rapido di anticorpi specifici. Gli anticorpi prodotti in seguito a questo secondo incontro sono inoltre di ‘qualità’ maggiore, riescono meglio cioè a bloccare il microrganismo. Per montare questo tipo di risposta immunitaria, il nostro organismo ci mette pochi giorni".

"Nel caso di una malattia che ha un'incubazione lunga - sottolinea Lopalco - non è un problema: mentre il virus si prende il suo tempo per infettare le cellule, moltiplicarsi ed invadere l'organismo, il nostro sistema di difesa si è ben organizzato. Per il virus non c'è scampo. Se invece il virus è veloce ed il tempo di incubazione è breve, allora la battaglia può essere dall'esito incerto. Le nuove varianti di Sars-Cov-2 hanno mostrato proprio di aver acquisito queste caratteristiche di ‘velocità’."

"I dati raccolti finora - evidenzia - ci dimostrano che dopo il ciclo primario di vaccinazione con i vaccini anti-Covid19 la protezione dura a lungo. Dai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la protezione contro la forma grave di malattia in tutti i vaccinati è ancora vicina al 90%. Cala invece la protezione contro l'infezione, che al momento sembra attestarsi fra il 50% ed il 60%".

"Il motivo è appunto quello appena spiegato. Fino a che il sistema immunitario riconosce l'infezione virale e attiva le sue difese, passa qualche giorno - sottolinea Lopalco - ed il virus riesce comunque a moltiplicarsi nel nostro organismo e, di conseguenza, a diffondersi. Poi viene comunque bloccato ed il danno all'organismo si limita al minimo. Ad averne la peggio possono essere i più deboli che ci mettono più tempo a montare le difese o che, per motivi diversi, anche con un attacco più blando del virus possono comunque ricevere danni importanti all'organismo".

"Ecco perché il richiamo vaccinale - ricorda Lopalco - è importante. Soprattutto in questa fase della pandemia, quando la circolazione del virus tende ad aumentare ed è quindi necessario alzare muri sempre più resistenti contro la sua diffusione. Dopo il richiamo vaccinale, infatti, la risposta immunitaria dopo l'incontro con il virus è immediata e quindi anche la protezione contro l'infezione arriva ai livelli più alti. Lo dobbiamo fare per proteggere quei pochi sfortunati che, nonostante la vaccinazione, potrebbero avere serie conseguenze dall'infezione. Ma dobbiamo farlo anche per coloro che sono caduti vittima della folle propaganda no-vax e non hanno ancora capito i rischi che corrono ad affrontare questo virus senza copertura vaccinale. Ebbene sì, perché ciascuno di noi prima o poi nella vita questo virus lo incontrerà. Farlo a mani nude - conclude Lopalco - è da incoscienti”.

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