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Vaccino Covid: risposta migliore in donne e giovani, dimezzata in obesi

02 marzo 2021 | 14.04
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Studio dell'Ifo su sviluppo anticorpi dopo prima e seconda dose. Ma ciò non vuol dire che non funzioni

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Le donne e i giovani rispondono meglio al vaccino anti-Covid, meno le persone in sovrappeso. Questo, in sintesi, il risultato di uno studio dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire) ed Istituto Dermatologico San Gallicano (Isg) di Roma, che ha valutato la risposta anticorpale in 250 operatori sanitari immunizzati con vaccino Pfizer/Biontech, al momento della prima somministrazione, alla seconda dose e poi ad una settimana dal completamento della vaccinazione. I ricercatori hanno registrato dunque un rialzo degli anticorpi nel 99% delle persone dopo la seconda dose, ma in termini quantitativi le donne e i più giovani hanno risposto meglio, mentre nei soggetti sovrappeso/obesi è stata di circa la metà rispetto ai normo/sottopeso.

Attenzione però - avvertono i ricercatori coordinati da Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico Ire e Raul Pellini, Direttore dell'unità clinica di Otorinolaringoiatria Ire - il fatto che ci siano meno anticorpi non significa necessariamente che il vaccino sia meno efficace. Infatti, la risposta immunitaria, è un meccanismo multifattoriale piuttosto complesso. Per valutare la reale efficacia protettiva del vaccino nel tempo - avvertono - bisogna tener conto di vari parametri e occorre allargare l’analisi ad un numero molto più ampio di soggetti vaccinati. Comunque, se il dato fosse confermato in studi più ampi, potrebbe essere molto importante per affinare le strategie vaccinali.

Ricerche precedenti - ricorda l'Ire - hanno evidenziato che l'obesità (un indice di massa corporea (Bmi) superiore a 30) aumenta il rischio di morire di Covid-19 di quasi il 50%, oltre ad aumentare di molto il rischio ospedalizzazione. L'eccesso di grasso corporeo può causare cambiamenti metabolici, come la resistenza all'insulina e l'infiammazione, che rendono più difficile combattere le infezioni, in più queste persone spesso presentano malattie cardiache o diabete di tipo 2, che aumentano ulteriormente i rischi da coronavirus.

Questo stato costante di infiammazione di basso grado può anche indebolire alcune risposte immunitarie, comprese quelle lanciate dai linfociti B e T, che vengono attivate dopo la vaccinazione.

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